Sono i 1001 libri da leggere prima di morire, secondo la lugubre definizione con cui Listology li ha resi noti qualche anno fa.
Inizialmente è stata l’indignazione a guidarmi: ma come, neanche un autore greco?
Neppure un latino?
Il XX e il XXI secolo a farla da padroni?
E fantasticavo di scrivere io una controlista in cui Euripide e Seneca, Demostene e Cicerone trovassero lo spazio che meritano (e non escludo di farlo, prima o poi).
Esitavo, però, a cestinare il file con questo elenco, anche se capivo bene che era parziale, sperequato, discutibilissimo.
Mi creava un problema di autostima.
Più volte ho accarezzato l’idea di affontare sistematicamente questo Gotha dell’intelligenza umana, ritraendomi spaventata dall’enormità del progetto e dalla precarietà degli intenti. Se leggessi o rileggessi un libro a settimana (non potrei di più senza togliere spazio alle novità editoriali che mi affascina seguire) avrei bisogno di vent’anni per giungere fino in fondo: non so neppure se il destino me ne concederà così tanti e sono certa che, prima di allora, uscirà una lista di rettifica, che limiti i testi tardonovecenteschi e amplii il parterre del Duemila con nuovi autori che, sono certa, per allora ci avranno regalato altri capolavori.
E’ un impegno titanico, ma le imprese matte e disperatissime hanno sempre fatto presa sulla mia immaginazione.
In questo momento di scelte, fra il 2015 che va via non compianto e il 2016 che si appresta baldanzoso con il suo carico di illusioni ancora intatto, accetto questa sfida con me stessa e con voi.
E scelgo “Le ragazze di poveri mezzi” di Muriel Spark, un libro breve e intenso da sempre nella mia lista dei desideri, per cominciare dolcemente la mia scalata ai 1001 libri da leggere prima di morire.
Se vuoi seguirmi in questa impresa, qui trovi la lista che mi ossessiona.
Se hai gradito quel che hai letto, regalami un sorriso cliccando “mi piace” sulla mia pagina Facebook