E, un po’ avviliti, avevamo già deciso di rinunciare alla sosta preventivata ad Albenga temendo che a fama simile corrispondesse uguale confusione.
Poi, dall’autostrada, le torri medievali protese al cielo della cittadella ci sono sembrate frecce verticali, veri e propri segnaposti di bellezza da cui non si doveva prescindere.
La San Gimignano ligure ci ha rapito il cuore: fin da subito, infatti, ci è sembrato di planare in un’altra dimensione, più raccolta, più intima, più meditativa rispetto ai dintorni.
Raggiungerlo è facilissimo: nelle adiacenze di ciascuno dei tanti varchi d’accesso ci sono ampi parcheggi a tariffe ragionevoli e basta una breve passeggiata a naso all’insù per innamorarsi definitivamente del posto.
Ad Albenga tutto è aereo: le torri, certo, primo e insuperato polo attrattivo, ma anche le mura dei palazzi, gli archi, le bifore, le finestre.
Il corso percorre il centro storico come un vettore: addirittura le facciate delle chiese non si affacciano sulle piccole piazze che si formano seguendo il reticolato di vie, ma sull’arteria principale.
Il laterizio trionfa ovunque ed omogenizza edifici diversi per epoca e stile; dai lasciti romani dell’antica Albium Ingaunum all’architettura paleocristiana (di cui esempio fulgidissimo è il Battisterio), dalle strutture medievali alle belle case gentilizie secentesche tutto è ben armonizzato, maliardo, affascinante.
Non abbiamo visitato nessun interno, felici di percorrere stradine e viuzze e di ammirare le eleganti vetrine che, rinunciando ai neon e alle vetrate di nuova concezione, ammantano le mercanzie in vendita di un fascino senza tempo.
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