Apiro (MC)

WP_20150829_037Non siamo arrivati ad Apiro per turismo.

Cercavo invano una parrucchiera. Dopo diverse peregrinazioni mi hanno indirizzato qui, dove ne operano un paio, sorelle fra loro.

Per fortuna nessuna delle due aveva posto per me: una piega svanisce al primo soffio di vento, un’emozione nidifica nel cuore e fortifica per sempre.

Nulla lasciava prevedere che la Collegiata di Sant’Urbano, non segnalata sulle guide turistiche né citata dal pur loquace signore che mi aveva indirizzato al paese, mi avrebbe colpito così.WP_20150829_011

L’esterno non parrebbe custodire un cuore così fastoso. Al contrario, il portone fatto da due assi in legno tinteggiate di verde e il brutto finestrone al centro della facciata mi comunicavano un’idea di sciatteria mitigata solo dal dialogo armonioso fra la collegiata di Sant’Urbano e la struttura porticata alla sua sinistra. Entrando, però, non ho creduto ai miei occhi: l’ampio interno era infatti tutto finemente damascato, in maniera tanto insolita che mi sono per un attimo chiesta se non si trattasse di una chiesa sconsacrata e adibita a teatro.WP_20150829_035

WP_20150829_034Non è così: i damaschi che mi hanno tanto affascinato sono stati intessuti e ricamati a Roma alla fine del Seicento. In una bacheca all’interno della chiesa sono affisse copie anastatiche degli antichi documenti sulle ingenti spese sostenute dal paese per decorare in maniera unica la Chiesa.

Il barocco, qui dentro, trionfa puro, nelle cornici finemente intarsiate, nel pergamo, nell’organo, nei dipinti altamente evocativi, addirittura nei tendaggi.

WP_20150829_028In ogni angolo si annida un particolare spettacoloso, in un crescendo di meraviglia che ci ha portato praticamente a fotografare ogni centimetro delle tre navate in cui si articola la Collegiata di Sant’Urbano.

Quando siamo tornati in piazza, la curiosità ci ha spinto a visitare l’intero paese. Abbiamo incontrato WP_20150829_027persone di ogni nazionalità, non solo perché si era appena concluso un festival del folklore di antichissima tradizione, che conto di vivermi nei prossimi anni, ma anche perché molte famiglie si sono formate dall’incontro della popolazione autoctona con i cantori e i ballerini che venivano ad esibirsi ad Apiro da ogni parte del mondo.

WP_20150829_041L’atmosfera di festa e inte(g)razione che si respira fra le strade non è fotografabile, ma è opera d’arte almeno quanto la sullodata Collegiata di Apiro.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com