Le Bocche di Bonifacio (Corsica)

Bonifacio mi apparve come una visione, al di là del mare, da Capo Testa ventoso.
Il mal di Corsica nacque da lì, dal desiderio vivissimo di conoscere l’alter ego selvaggio della Sardegna.
Tre lustri dopo, la stessa intensa emozione mi si è riproposta intatta quando, una settimana fa, ho raggiunto Bonifacio da terra.
Dopo un deludente tour sul trenino fra i vicoli un po’ anonimi del borgo, ho ripreso subito la via del mare.

Il centro di Bonifacio


Sì, perché dal porto partono a ciclo continuo escursioni verso le isole Lavezzi o, più semplicemente, negli immediati dintorni, fra calanchi e falesie e grotte e scogliere, in un paesaggio che la furia del vento e la forza dell’acqua hanno scolpito in maniera irripetibile.

Bonifacio vista dal mare

Tutto cospirava a rendermi amara la giornata, dai 19 euro per il parcheggio (gratuito, lo abbiamo scoperto troppo tardi, per i partecipanti alle escursioni) al muro della lingua francese, usata dai corsi senza duttilità e senza sforzo alcuno nel dialogo; la nave, poi, è salpata, senza preavviso, con Marco ancora sul molo.
Sola e sorda ai suoni di una lingua che non conosco, temevo che neanche le Bocche di Bonifacio mi avrebbero parlato.
Non è stato così.

Anzi, senza filtri e senza distrazioni, la bianca bellezza di Bonifacio mi è entrata nella pelle.
Il porto, un fiordo vivace, brulicava di vita, ma è bastato superare il faro perché il viaggio cominciasse.
Indistinguibili dalle rocce di granito che si ergono al cielo, le case di Bonifacio si stagliano sul mare blu.
Una ripida scalinata scavata nella roccia rende vane le poderose mura difensive e delizia i turisti più avventurosi.
Sotto l’acqua trasparente, i pesci fluiscono a migliaia su un tappeto di scogli subacquei dai mille colori.
Merito della natura? Non solo.
Durante il viaggio, inaspettatamente, il motoscafo ha inchiodato e si è dato ad una serie di manovre per me inspiegabili in alto mare.
La voce narrante taceva.
Mi interrogavo febbrilmente su che cosa stesse succedendo, finché ho visto un marinaio arpionare una busta di plastica fra le acque per cestinarla sul motoscafo.
Pensando al nostro Adriatico, mi sono accorta così che ognuno ha il mare che merita.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com