Muniti di due coupon, dunque, i compari e noi ci siamo avventurati fra le colline di Fano con l’idea, tutta abruzzese, di raggiungere un posticino rustico dove cenare alla buona. Quando l’asfalto ha ceduto il posto al sentiero battuto più curato che si possa immaginare e quando, entrati in un magnifico podere, abbiamo visto vigne e oliveti ingentilire il colle, ci siamo resi conto di trovarci in un luogo country chic di rara bellezza.
L’agriturismo Ca’ Dorale gode al suo interno di tanti ambientini intimi e discreti: a noi è stata riservata al primo piano una stanza finemente apparecchiata a nostro uso esclusivo. Con un po’ di fantasia si poteva sognare di essere a casa propria, ma senza l’onere della cucina e del riordino.
Ad attenderci, squisiti trancetti di focaccia barese che ci siamo divisi prima ancora che arrivassero gli antipasti, consistenti in una serie di torte al testo dai sapori delicati e fra loro ben miscelati, che hanno lasciato in secondo piano il pur buono affettato. In particolare, ricordo pezzi di melanzana alla parmigiana fra i migliori che abbia mai assaggiato. All’arrivo della ricca polenta al ragout che ha ultimato l’antipasto, è sceso il silenzio in tavola: certi buoni sapori hanno bisogno della massima concentrazione.
Nella scelta dei primi ci siamo ispirati alla sperimentazione e non abbiamo certo sbagliato.
Abbiamo conosciuto, così, le tagliatelle del vignaiolo, impastate con un po’ di mosto, impercettibile al sapore, ma capace di donare una insolita sfumatora viola alla pasta, ben condita con una salsina bianca con funghi e salsiccia , e le zagole, una sorta di ravioloni impreziositi da ottimi carciofi.
Io non amo particolarmente il coniglio, ma quello ripieno che ci è stato offerto per secondo meriterebbe un discorso a parte: con la sua farcia squisita ha surclassato il buon maiale porchettato con cui divideva il piatto di portata. Decisamente buona anche la verdura di contorno.
Il dolcetto, un semifreddo alla crema (per i golosi miscelata a Nutella) servito appena tiepido di forno, è stata la degna conclusione di una cena che ci ha soddisfatto parecchio.
Il richiamo a Ca’ Dorale è diventato così il tormentone dei giorni successivi: all’approssimarsi dell’ora dei pasti, dovunque fossimo, ci chiedevamo allegri: “E se tornassimo a Ca’ Dorale?”. Purtroppo la domenica sera e il lunedì il locale è chiuso e al martedì eravamo già sulla via del ritorno.
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