Ma c’era un tavolinetto, ad un angolo della vetrata, così romantico e invogliante che c’è venuta voglia di occuparlo per un buon pranzetto.
I gestori non si sono affatto scomposti, anche se erano già le tre e gli altri avventori stavano andando tutti via; con grande cortesia, ci hanno apparecchiato e servito all’istante un piccolo aperitivo a base di olive, pomodorini secchi della Puglia e sarde sotto sale. Sono sapori molto forti, a cui non siamo abituati.
I due abbondanti antipasti freddi, serviti su vassoi neri stretti e lunghi, sono stati il pezzo forte del pranzo: l’insalata di farro e frutti di mare era zeppa di pesce e l’orata su un letto di squisitissima cipolla di Tropea ci ha davvero deliziato.
Le vongole sono state più ordinarie, anche se il sullodato pane, intinto nell’acquapazza insaporita dai molluschi, si è fatto molto apprezzare.
Ci siamo arresi dopo un buon primo allo scoglio: le mezze maniche, piuttosto al dente, nascondevano al loro interno un paradiso di polipetti, cozze, seppioline tutto da assaggiare. Sulla spiaggia deserta, nel frattempo, planavano solo i gabbiani.
La loro storia è strettamente connessa a quella del ristorante Cristal Beach. Lo scopro leggendo nei biglietti di prenotazione che “i nostri avi, per sfamare le loro famiglie, andavano a raccogliere il pesce che il mare rigettava dopo le mareggiate, come fanno i gabbiani. Da questa antica abitudine, fummo soprannominati Cucà (nome dialettale dei gabbiani)”.
Il prezzo onesto, 18 euro a testa, la cordialità vivissima, il buon cibo e, non da ultimo, il miele di produzione propria venduto lì (Marco ne ha comprato un chilo intero per soli otto euro!) ci fanno pensare che torneremo ancora al Cristal Beach di Cupra Marittima.
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