La cercavamo proprio così: nel consultare tripadvisor, i giudizi ad una stella ci confermavano nella nostra scelta almeno quanto quelli, più numerosi, di eccellenza.
Avevamo voglia di un locale trucido che garantisse una cucina verace.
Siamo stati accontentati.
Siamo arrivati da Alfreda ansanti dopo un lungo percorso in salita perché il navigatore satellitare, evidentemente impazzito, suggeriva tragitti impossibili fra vicoli intrafficabili: sarebbe bastato entrare da una vicina porta per arrivare, comodamente, nell’ampio parcheggio di piazza di Torre Lapillo, una delle più suggestive di Tuscania.
Le ostesse, però, erano rapide e cortesi e il menu davvero genuino invogliava a rimanere.
Avevo letto che la specialità della casa fossero i lombrichelli cacio e pepe. Devo confermare la squisitezza di questo impasto di acqua e farina abbastanza vicino ai pici toscani e ben intriso di un ottimo pecorino romano e di un’abbondante spolverata di pepe.
I lombrichelli di Marco erano al ragù di cinghiale, tutto raggrumato con una mestolata sulla pasta bianca perché da Alfreda non si usa saltare ed omogenizzare il condimento in padella, un po’ come, mi sembra di ricordare, accadeva da qualche prozio nella mia primissima infanzia, quando una buona mestolata passava dalla pentola al piatto pieno di pasta fumante. Di cinghiale non ce n’era poi molto, ma il formaggio grattugiato con generosità ha reso gradevole anche quei lombrichelli.
Veracità è stata la parola chiave anche del secondo: fagioli e cotiche tenerissime per me, trippa doviziosamente arricchita dello stesso buon formaggio per Marco ed, infine, un contorno di broccoletti davvero sfizioso.
Il conto è stato di 26 euro, più di quanto dichiarato sullo scontrino perché lo staff si è autolimitato accorgendosi che, poveri noi, avevamo pasteggiato senza vino, in maniera del tutto insolita rispetto ai frequentatori abituali della taverna da Alfreda, che, con i suoi pregi e i suoi difetti, va sperimentata almeno una volta nella vita.
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