Dinoland, the world of dinosaurs: la più grande mostra di dinosauri d’Europa.
Cinquantacinque riproduzioni di animali preistorici, in scala spesso 1:1, vagano per l’Europa in un’esposizione itinerante che ha già toccato le principali città dell’UE e che, giunta in Italia, è approdata al Parco Acerbo di Caprara d’Abruzzo (PE), un paesino talmente piccolo che anche noi abruzzesi abbiamo dovuto consultare l’atlante geografico per localizzarlo. Lì resterà fino all’8 marzo 2015.
Caprara di Spoltore, non Roma, non Milano; l’Abruzzo, non il Piemonte o la Romagna.
Sarebbe bastata solo l’eccezionale collocazione in un luogo di solito estraneo ai grandi circuiti turistici per giustificare l’afflusso di visitatori che nei primi giorni è stato paralizzante, con tanto di strade bloccate e parcheggi collassati e che, complice anche l’ondata di maltempo dei giorni scorsi, si è andato normalizzando al punto che, contemporaneamente a noi, non avresti contato più di cento altre persone.
Tutte le remore iniziali sono cadute con la convalida del biglietto. Perché d’inverno? Perché la natura calpestata, vilipesa, sferzata dal maltempo è più verosimilmente adatta ad ospitare questi goffi, giganteschi lucertoloni che hanno sgualcito la Terra prima che l’uomo vi comparisse.
Perché a Caprara? Perché il parco Acerbo, appena restituito alla popolazione dopo anni di abbandono, per ampiezza e per flora sembra fatto su misura per ospitare tale fauna: gli esemplari ben separati fra loro ma abbracciabili quasi tutti con un colpo d’occhio, il falsopiano che permette due livelli di visita, gli alberi alti che minimizzano, al confronto, l’imponenza delle ricostruzioni.
Solo a posteriori, riguardando le foto, ti rendi conto di quale fisicità vantino questi animali. Durante la visita il mondo preistorico pareva fatto su misura per te; i dinosauri, lungi da suscitare reverenza o paura, sembravano buffi compagni di gioco.
L’aspetto ludico, in realtà, surclassava quello pedagogico, demandato a noiosi, esaustivi cartelli di spiegazione a fianco di ciascuna riproduzione, bellamente snobbati dai bambini in corsa fra l’uno e l’altro esemplare. A consultarli con espressione smarrita erano solo i genitori alle prese con il questionario per la prole, finalizzato alla vincita di un poster-ricordo se compilato in maniera da individuare una parola chiave.
Le pose plastiche dei dinosauri, cristallizzati nel momento dell’attacco o del cibo o del sonno, hanno stimolato la vena creativa di mio cognato e delle sue degne figliole: per questo, contagiata dalla loro vitalità, non sono riuscita neppure io a scattare foto serie. Vi regalo queste: Dinosaurs and family show.
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Davvero delle belle foto, spero le tue nipoti si siano divertite in un atmosfera di altri tempi…… con affetto Tonino e Pamela.
Grazie! Le ragazze si sono divertite molto, ma a dire il vero fuori di sè per la gioia erano i “piccoli” Marco e Gianluca. E prevedo momenti di estasi anche per il “piccolo” Tonino 🙂