Elcito (MC)

WP_20150830_007Elcito si distingueva appena dallo sperone di roccia che lo ospitava.

Quelle poche case, aggrappate e avviluppate alla rupe, ci sembravano irraggiungibili; eppure avevamo percorso già diversi chilometri di boschi e tornanti che ci allontanavano nettamente dal fondovalle.

Ad ogni curva la pianura si inabissava alla vista, ma Elcito non si avvicinava: restava sempre lì, semicamuffato fra i boschi, imprendibile.WP_20150830_003

Ci guidava la suggestione di uno slogan (Elcito: qui le stelle sono più vicine) e l’atmosfera assolutamente eremitica descrittaci con viva partecipazione dal proprietario del nostro agriturismo.

Evidentemente, però, non eravamo i soli a cercar pace e solitudine: il parcheggio del borgo abbandonato era più popolato di quello di un ospedale all’ora di punta. Suv, automobili di grande cilindrata, moto potenti si contendevano uno spazio piuttosto esiguo. Più oltre, ci è stato detto, non era possibile andare: bisognava affrontare a piedi una salita stroncagambe per raggiungere il paese, spopolatosi quando ancora erano muli e carretti i mezzi di locomozione.WP_20150830_027

Non era vero: abbiamo scoperto troppo tardi che anche la piazza principale del castello di Elcito, proprio di fronte alla spoglia chiesa di San Vito, era gremita di macchine e ci sarebbe stata benissimo anche la nostra.

Non sapendolo, ci siamo disposti all’ascesa con sentimenti diversi: Marco ammirando convinto il panorama arioso che si intravvedeva attraverso i vicoli, io rimpiangendo di aver sacrificato la visita alla comoda, vicina, pianeggiante San Severino Marche per venire a rifugiarmi in un borgo non dissimile da quelli semiabbandonati del nostro Abruzzo.

Ad Elcito, a differenza che nei nostri borghi riconquistati dalla natura e disordinati nel loro abbandono, si nota però il tocco di abili comunicatori: sotto gli archi, nei vicoli, alle pareti delle abitazioni (quelle stesse che fino a pochi anni fa erano messe in vendita ad una manciata di euro) sono posizionate litografie gigantesche con ricostruzioni di vita paesana, rigorosamente in bianco e nero.

Ogni abitazione, poi, è stata ricostruita con uno sguardo all’estetica: porte e infissi rigorosamente in legno, pietra a vista sulle facciate, totale omogeneità architettonica fanno di Elcito un set cinematografico all’aperto, in cui passeggiare sentendosi i protagonisti di un film di santa povertà.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com