L’Erlebniswelt Eisenbahn consiste in pratica in uno stanzone occupato da un plastico che riproduce fantasiosi scenari urbani e naturali raggiunti da una serie di trenini di varie fogge, che si inseguono, fanno scambi, sostano nelle stazioni e ripartono sbuffando e fischiando.
Percorrono villaggi alpini contigui alla romana Basilica di San Pietro, raggiungono una Torre Eiffel confinante con il CERN di Ginevra, disturbano animaletti in plastica che sostano in fattorie immaginarie.
L’insieme mi è sembrato assai mediocre: assolutamente fantasiosi gli scenari, del tutto sconosciuta la prospettiva, totalmente trascurata la geografia.
Non la pensavano come me i tantissimi visitatori disposti a fare la fila in biglietteria e pronti a trasformarsi in ragazzini degli anni Cinquanta di fronte al miracolo del trenino in marcia.
Erano tutti lì: watussi di due metri chini ad osservare particolari microscopici, padri di famiglia che si contendevano con i figli i posti strategici per l’osservazioni, voci virili che si innalzavano in esclamazioni di puro stupore, lunghi indici protesi ad indicare qualcosa di meraviglioso che, con tutta la mia fantasia, non sono riuscita ad individuare.
Mamma, Marco ed io, unici italiani, ci guardavamo perplessi, sordi al fascino a noi molto nascosto dell’Erlebniswelt Eisenbahn, ma stupiti dell’altrui stupore.
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