Font’Artana, ristorante a Picciano (PE)

A Font’Artana trovar posto non è semplicissimo.

È un ristorante piccino, in quel di Picciano, inserito nel gruppo di Qualità Abruzzo con i locali stellati e altre chicche regionali. Abbiamo approfittato di questo ultimo fine settimana dell’anno, schiacciato fra i pranzi di Natale e Capodanno, per ottenere un tavolo per noi.

Il primo impatto soddisfa le aspettative: un meraviglioso cancello in ferro battuto, un terrazzo con vista spettacolare che, d’estate, permette di raddoppiare i coperti, e infine la nostra sistemazione, in una fedele ricostruzione del salotto buono di inizio Novecento, con tavolo a vista e comode poltroncine azzurre ben distanziate tutte attorno.

A qualcuno, non a me, ha dato fastidio l’assenza di tovaglia, che però esalta l’atmosfera antichizzata della sala. Piuttosto avrei voluto un’altra concessione alla contemporaneità: un riscaldamento più adeguato, perché mangiare a 16° non è il modo migliore per gustare buon cibo.

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Antipasti freddi e caldi a Font’Artana

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Salumi e formaggi

Font’Artana è famosa per i suoi antipasti.

All’arrivo degli antipasti freddi, ho chiesto al cameriere di presentarceli. Mi son sentita elencare: “Salame di fegato, prosciutto, lonza, salame di maiale, pancetta, ricotta, caciotta e pecorino” come se non fossi in grado di identificarli da sola. L’assaggio non mi ha spinto ad approfondire quale fosse la provenienza “locale” di un piatto assolutamente nella media. Sono rimasta piuttosto delusa anche dalle pizzonte, servite fredde e dure.

Pizzonte di accompagnamento
I caldi

Straordinaria è invece la scelta degli oli, pomposamente definita “degustazione” anche se non c’è nessuna guida ai sapori. Semplicemente, con 5 euro aggiuntivi, viene portato in tavola un vassoietto con quattro tipologie di olio di livello davvero altissimo.

Gli antipasti caldi (o meglio a temperatura ambiente) hanno un livello di raffinatezza diverso.: crostino di polenta con cipolla, zucca con gorgonzola e noci, bignè con crema di carota, fracchiata (una sorta di purè di fave) con salsiccia di fegato, una pallotta cacio e ova molto buona nonostante l’assenza del sughetto (con cui di solito si sposa benissimo) e degli ottimi funghi in pesto di basilico.

Il piatto più buono è arrivato fuori menu: una fantastica insalatina di spuntarelle e cicoria con zenzero e melograno, per ripristinare il palato. Il contrasto fra il piccante dello zenzero e il fresco della melograna, nella diversa croccantezza delle verdure, è stato davvero una bella sorpresa.

Come primo ho scelto un piatto

Le mie scrippelle

Scrippelle con zucca e cicoria




Come primo ho scelto un piatto barocco: screppelle con zucca e cicoria. Il piatto che mi hanno servito, bello come un quadro, al primo assaggio ha mandato in tilt le papille gustative. Ben presto, però, mi sono accorta che l’opulenza dei sapori, la prepotenza della zucca e l’invadenza della cicoria mortificano la delicatezza delle scrippelle con la ricotta e mi sono trovata ad invidiare la onestissima chitarra alla teramana di mio marito, che non sorprende e non tradisce mai.

Gli altri primi

Chitarra alla teramana

tagliolini al brodo dei miei cognati sembravano animati di vita propria. Più ne mangiavano più ricrescevano: lei si è arresa quasi subito, lui è uscito vincente, ma stremato, da una lotta all’ultimo respiro con il piatto. Da segnalare la qualità ottima delle castagne.

Tajerin con ceci e castagne
Caramelle fatte in casa

Simpatiche caramelle di produzione propria hanno riequilibrato gli stomaci provati dall’impresa. Il prezzo, 33,5 euro a testa, è corretto, considerata la bellezza del posto e la genuinità dei cibi.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com