Se lo fosse, non potremmo spiegarci il successo della pizzeria Fràgranze.
Quali ambizioni potrebbe nutrire, infatti, un localino di pochi metri quadri, all’estremità del corso di una cittadina di medie dimensioni come Orsogna?
Eppure i buongustai di tutto Abruzzo fanno la fila per mangiare alla pizzeria Fràgranze.
Francesco Pace, il Frà di Fràgranze, non si monta la testa e mantiene i prezzi ad un livello accettabile anche nella vertiginosa escalation della qualità delle sue pizze e, conseguentemente, della sua fama.
In quattro, abbiamo speso solo 55 euro complessive e, appena fuori dal locale, già ci siamo accordati per replicare al più presto l’esperienza.
Basta uno sguardo per accorgersi che alla pizzeria Fràgranze si respira aria di novità: le pareti bianche sono piene di graffiti, quasi appunti su muro, che spiegano i segreti della lievitazione, le esigenze dell’igiene (tutto, qui, è a vista), l’importanza di materie prime di eccellenza.
Gli abbinamenti insoliti proposti sulle pizze stupiscono, incuriosicono, invogliano. E la cameriera, spontanea e sorridente, ci esorta ad assaggiare un po’ di tutto, servendoci a centrotavola una pizza dopo l’altra, tutte porzionate in quattro spicchi, in un crescendo di gusti che parte dalla delicatezza della pizza Montanara e arriva a vette impensabili.
Ma quanto sono buoni i fiori di zucca ripieni di robiola e ricotta? Immaginateveli sulla pizza, accompagnati dalle melanzane e rinvigoriti da pistacchi di Bronte.
L’abbinamento tra prosciutto e tartufo non è particolarmente innovativo, ma la qualità dell’uno e la quantità dell’altro hanno reso anche la terza pizza degna di ricordo (e di nuovi assaggi).
Chi dice “mica pizza e fichi” per sottolineare la validità di qualcosa non ha sicuramente assaggiato la squisita focaccia con prosciutto, burrata e fichi che ha chiuso la nostra cena, altrimenti l’abbinata sarebbe termine di paragone positivo e non negativo come nella colorita espressione abruzzese.
Non perdetevi, amici, il tiramisù espresso, fatto sul momento con mascarpone freschissimo e ricetta concordabile: addirittura, per me che non amo il caffè, i savoiardi sono stati bagnati con latte caldo e cacao. Il risultato? Un sogno.
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