Incontro con Franco La Torre

WP_20150708_008Non ero preparata all’incontro con Franco La Torre.

Alle 17.30 dell’8 luglio non sapevo ancora che, di lì a mezz’ora, la sede di Libera, a Paganica (AQ), avrebbe ospitato il figlio di Pio La Torre.

Del giornalista, attivista, politico Franco La Torre conoscevo, dunque, solo la condizione di orfano.

Sono andata per commemorare il padre, sono tornata affascinata dal figlio.

L’impagabile don Aldo Antonelli, che già avevo visto all’opera durante la presentazione di Gian Antonio Stella e di cui conosco ed amo il rigore intellettuale, la passione viva e l’acutezza di analisi, ha offerto in prolusione una chiave di lettura del libro “Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia” talmente incisiva che, al termine dell’incontro, c’è stata una gara all’accaparramento delle decine di copie in vendita, ed io l’ho persa.WP_20150708_006

E ho perso la gara perché, come molti, sentivo bruciarmi dentro le parole di Franco La Torre e avevo urgenza di confrontare i miei sentimenti e le mie sensazioni con amici e conoscenti.

I contenuti, profondi, toccanti, ma anche preoccupanti, sono stati veicolati con uno stile particolare: Franco La Torre non è rimasto confinato a tavolo, ma, col pretesto di sgranchire le gambe, ha parlato camminando fra noi, nello stretto corridoio fra due ampie colonne di sedie.WP_20150708_003

E se fino a quel momento non mi era parso bello, con quel viso appuntito e quello sguardo cupo, quando ha cominciato a parlare si è come trasfigurato ai miei occhi, perché non c’è belletto più efficace della passione.

Franco La Torre non odia la mafia, ma ama la vita.

Persino parlando del padre ha inneggiato alla vita.

E Pio La Torre è tornato a respirare, ieri, a Paganica.

Lo abbiamo rivisto bambino, povero tanto da non avere scarpe, ma determinato tanto da svegliarsi alle quattro per pulire la stalla e poi andare a piedi fino alla scuola, ben distante, e studiare, studiare, studiare, perché la principale alleata della Mafia è proprio l’ignoranza.

Tra me e me pensavo che questo nobile esempio, purtroppo, oggi non è più imitabile, perché la scuola pubblica sta annegando sommersa in un mare di progetti sterili, di promozioni facili, di distrazioni fatali. Se prima una laurea, proprio perché sudata, difficile da raggiungere, ambita, garantiva il successo sociale, oggi che, tra BES a scuola e crediti all’Università, è diventata carta straccia, è stata sottratta ai poveri l’ultima arma di riscatto.

Pio La Torre, però, viveva in tempi diversi, tempi in cui il merito era riconosciuto e in cui il partito, almeno quello comunista in cui militava, era veicolo di ideali. Anche in quei tempi, però, fece scalpore scoprire che sul suo conto in banca, quello di un politico, alla sua morte improvvisa erano contabilizzate poche decine di migliaia di lire, perché lui ha speso, non preso, per la sua gente.

L’essenza della sua vita, ci racconta il figlio, era proprio nella commistione tra pubblico e privato: le gioie intime della famiglia (ad esempio la nascita del suo primogenito Filippo) erano amplificate dalle vittorie sociali (la contemporanea approvazione della legge agraria).

WP_20150708_005Franco La Torre ha ereditato in pieno questo atteggiamento.

Quale altro figlio avrebbe la lucidità di dire: “La storia è finalizzata al bene. Se non lo fosse staremmo ancora con la clava in mano ad ammazzarci fra noi. Vedete? La Mafia ha ucciso Pio La Torre, ma nell’ondata di indignazione nazionale che ne è seguita è stata approvata la legge sull’antimafia che ancora porta il suo nome!”?

E della Mafia ci ha fornito poi la scheda segnaletica.

Dimenticate lupare, coppole, pizzini.

Quello è teatro, scenografia.

Serve a tranquillizzarci: noi non vediamo intorno questi foschi figuri di impronta ottocentesca.

E se non vediamo, pensiamo che non ci sia.

La Mafia, invece, si annida dovunque ci sia ricchezza, dovunque il lavoro sia soggetto a inganno e coercizione.

Ovunque.

In Italia, in Europa, nel Mondo.

E Angelo Venti, al termine della vibrante testimonianza di Franco La Torre, ci ha dimostrato con nuovi documenti che la Mafia è anche qui.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com