Che si trattasse di uno zoo lo avevamo intuito.
Che si trovasse in posto ameno, orbitante attorno al castello del primo estimatore (e finanziatore) di Mozart, ci era ben chiaro.
Che il Tierpark Rosegg ospitasse animali domestici, invece, l’abbiamo scoperto solo entrando.
Il parcheggio, un prato sterminato, era gremito di macchine austriache e tedesche, ma alle casse non c’era fila: il Tierpark Rosegg, infatti, è attrazione che impegna una giornata intera…se hai tre anni.
C’è un’ampia riserva di cervi e camosci, questo sì, ma in Austria non sono animali selvatici e infatti, abituatissimi agli umani come sono, interagiscono con chiunque offra loro un po’ di cibo.
Con i daini si potrebbe dialogare senza barriere, perché la timidezza stessa degli animaletti funge da rete e, dopo poco, annoia.
La scena più divertente ha visto per protagonista un caprone nero che con un morso ha cercato di rubare l’intero pacchetto di mangime alla signora che gliene centellinava qualche boccone e che, forte della sua stazza, ogni tanto tornava su quattro zampe per prendere a testate altri animali del recinto che ambissero a rubargli la scena o peggio la cena.
Ai pony che scorrazzavano allegri negli spazi loro riservati abbiamo dedicato qualche attenzione; quando però abbiamo visto dei brutti asinelli reclamare e ottenere la stessa premura dei loro più nobili parenti ci siamo arresi: non si può affrontare un viaggio di mille chilometri per assistere, in Carinzia, a scene di vita animale che i nostri borghi ci offrono quotidianamente.
Uscendo dal Tierpark, c’è, a dire il vero, un labirinto composto da un chilometro di siepi: lo abbiamo guardato con attenzione, non osando affrontarlo. Quando, temerari, sfidammo quello di Stra, in Italia, riuscimmo ad uscirne solo con l’aiuto di una Arianna che dall’alto guidava verso la libertà chiunque si fosse perso in quel ginepraio (praticamente tutti).
Qui, se anche una torva Frau avesse interceduto per noi, la lingua sarebbe stata ostacolo più insormontabile del labirinto stesso.
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