In nessun’altra parte d’Italia, infatti, si prepara il carbone dolce che la Befana porta ai monelli; solo qui si eterna il rito tutto romano delle pecorelle di zucchero per l’Epifania.
La tradizione dolciaria della Glober è antica, ma relativamente recente è l’apertura alla cioccolata e al torrone artigianale, da tempo eccellenza della città di L’Aquila.
Senza muoversi dall’angolo destinato alla visita guidata, si spazia con la fantasia fino alle grandi piantagioni di cacao della Costa d’Avorio, soprattutto, ma anche delle zone del Centro America che, storicamente, trasmisero il culto del cacao agli europei.
La cioccolata è tutta nostra: per i popoli precolombiani, infatti, il cacao era esclusivamente una bevanda energizzante, degna degli dei. Andava servita bollente, con peperoncino e altre spezie che ne potenziavano gli effetti benefici.
L’idea di tostare i semi e triturarli per ottenere la duttile polvere di cacao è occidentale.
Il nostro percorso, dunque, è partito assaggiando i semi: hanno un sapore particolare, molto lontano da quello della cioccolata, e tuttavia non amaro.
Tutto nasce da lì: a seconda della qualità e della quantità degli elementi che si sposano col cacao nascono cioccolate diverse, che soddisfano ogni tipo di palato.
Quelle che piacciono a me sono, sorprendentemente, le più lontane dall’originale e, sfortunatamente, le più caloriche.
Per affievolire ulteriormente le mie ambizioni pasticcere, la visita guidata alla fabbrica di cioccolato Glober di Fossa si è conclusa con una prova pratica di decorazione.
Non ho avuto cuore di fotografare il risultato.
Mi sono consolata, però, acquistando un coniglietto e un cuore di cioccolata decorati da professionisti.
Hanno avuto vita breve.
Invidia o golosità?
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