La gola del Furlo è così bella che Mussolini ne fece il suo rifugio idillico.
Sul suo mascellone che guarda ardito verso il cielo gli abitanti di Acqualagna modellarono persino una vetta, che anche oggi, nonostante l’usura del tempo e dei bombardamenti, mantiene riconoscibili le note fattezze.
Gli umbri o gli etruschi, intuendo il valore strategico della gola del Furlo, aprirono un pertugio nel monte, ancora visitabile di fianco alla più maestosa galleria romana, ultimata ai tempi di Vespasiano e percorribile ancor oggi.
Quest’antica opera ingegneristica fu considerata così importante che da lei prese nome la gola: Furlo, infatti, nasce dalla sincope della parola latina forulum, pertugio.
Nel tempo, un luogo così pieno di magia è stato svilito dalle più prosaiche esigenze di viabilità: la striscia nera di asfalto che corre di fianco al fiume era percorsa giorno e notte da automobilisti distratti da altre mete.
La superstrada poi, sviando il traffico, ha restituito ad un turismo lento questo lembo di paradiso che, dopo una provvida frana e la conseguente, saggia decisione di interdire l’accesso alle automobili, è diventato un viale fra i monti e ha restituito agli amanti della natura un luogo paradisiaco deprivato delle asperità che di solito ne limitano la fruizione.
Sono solo tre chilometri e mezzo, ma sono bellissimi.
Su quella strada asfaltata, comoda, pianeggiante, strappata alla tirannia della velocità, passeggiano in allegria proprio tutti: anziani, famiglie con i passeggini, coppiette romantiche, sportivi a passo di marcia, ciclisti, motociclisti, ognuno col suo passo, ognuno col suo ritmo.
E quando la gola si apre a nuovi spazi, un magnifico parco fluviale, con punti picnic, parco avventura e ampio parcheggio, permette di godere del meritato riposo.
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