FIn dalle prime pagine ho pensato che Claudia Zanella, la moglie in questione, non avrebbe mai dovuto firmare la liberatoria, perché la satira di Brizzi fa strame del suo personaggio e il lettore, che non è ammaliato dai suoi occhi belli nè dalla passione folle del marito fedele, non può che considerarla una insopportabile rompiscatole, agli antipodi, per intenderci, con la deliziosa Chevuoichesia, la mai abbastanza apprezzata moglie di quell’altro gigante della narrativa italiana che è Francesco Piccolo.
Poi, però, sono passata a curiosare sulla pagina Facebook del libro e ho scoperto, con mia grande meraviglia, che la maggior parte dei lettori ha ammirato in Claudia un Virgilio in gonnella che guida saggiamente il penitente Dante/Fausto oltre l’Inferno dell’alimentazione sbagliata e il Purgatorio di quella non corretta.
Per me i vegani continuano ad essere i nemici di Goldrake, extraterrestri crudeli che vogliono privare il mondo del conforto di salsicce e bistecche, (grazie, Brizzi, per questo ricordo riaffiorato dall’infanzia!), e al potentissimo antibiotico naturale propinato da Claudia (aglio e limone sobbolliti -mai cucinare oltre i 100° secondo l’ineffabile signora), con devastanti effetti olfattivi socio-inibenti preferirò sempre una tachipirina, ma è vero anche che, dopo la lettura del libro, ho prenotato una cena vegetariana in un rinomato ristorante aquilano, così, tanto per vedere l’effetto che fa.
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