Scout, la figlioletta che delle vicende narrate ci offre una lettura tenera e straniante, par non accorgersi del valore del padre, troppo serio e morigerato per una bimba amante di avventura come lei.
Non ha mai visto il padre sparare, eppure, quando il cane del vicino diventa rabbioso, la sua mira non vacilla.
Non ha mai visto il padre litigare, eppure, per difendere i suoi principi umanitari, non esita a farsi “negrofilo” nonostante il biasimo di tutta la collettività.
E Majella, la povera Majella, vittima e carnefice, col suo mal d’amore, della sofferenza propria e altrui, esce annientata dal garbato interrogatorio a cui la sottopone Atticus Finch in una delle pagine più intense dell’intensissimo romanzo.
Ad Harper Lee non servono infatti scene troppo cruente per descrivere l’indescrivibile: sono i dettagli che, cumulandosi in maniera disimpegnata e disincantata, costruiscono uno sfondo tragicomico e realissimo degli Stati Uniti agli albori del loro processo di civilizzazione.
E adesso ammicca dagli scaffali della libreria Va’, metti una sentinella, opera prima assai discussa della celebre autrice ed io non so se cedere alla curiosità, rischiando di incrinare l’immagine perfetta di Il buio oltre la siepe, o dar retta a chi stronca il libro, ritenendolo solo una brutta copia del successivo capolavoro, di cui condivide protagonisti e tematiche, ma non lo stile alato e la dolce ingenuità della piccola Scout.
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