IL CARNEVALE STORICO DI CASTIGNANO (AP)

Il campanile di Castignano

A Castignano, piccolo borgo piceno di origine antica, sopravvive ai secoli un rito pagano di enorme potere catartico: la sfilata dei moccoli il martedì grasso, una sorta di colorata sciara del fuoco tutta da vivere.

I moccoli di Castignano

Quali colombe dal disio chiamate i castignanesi confluiscono verso la piazza. Ognuno ha in mano il suo moccolo: i forestieri lo hanno comprato alla rivendita vicino alla Croce Rossa, un vero autoctono non lo farebbe mai. È parte del rito scegliere la canna più solida e insieme flessuosa, lavorarla, intarsiarla, sperimentare accostamenti cromatici e migliorie strutturali che la rendano leggera e stabile, infuocata e ignifuga a un tempo.

Che cosa c’è di più precario di un lumicino di candela che arde in un involucro di carta velina, sorretto da una canna che si agita in processione? E che cos’è più volatile e prezioso dell’allegria carnascialesca e del suo sberleffo alla Quaresima in arrivo?

Le reazioni della folla

moccoli illuminati

Carpisco brandelli di conversazione dei gruppi che ci sfilano davanti: un padre istruisce il figlio sui movimenti da fare per minimizzare i danni qualora il moccolo prenda fuoco, due anziani contemplano compiaciuti la folla. Castignano negli anni si è svuotata ma a Carnevale le strade si animano esattamente come sessanta anni fa. Anche la bimba nel passeggino ha da gestire il suo minuscolo moccolino, mentre i cuginetti, di poco più grandi, sono mascherati da moccolo tout court. Al clima di allegra attesa contribuisce il vino che passa di bicchiere in bicchiere.

La processione dei moccoli

Tutto avviene mentre il campanile scocca i sette rintocchi: al primo le candele si accendono, nei successivi si posizionano saldamente all’interno delle bugie, al settimo le luci di Castignano si spengono e, nel buio improvviso che ne consegue, i moccoli illuminati cominciano la loro danza.

Un solo grido accomuna ogni bocca: “Fora, fora li mocculi”, cadenzato dai tamburi, ora lento ora indiavolato. E i moccoli scendono in strada a migliaia e sfilano in allegra processione per tutto il paese. La sensazione è tutta sensoriale: nell’oscurità che azzera le differenze ci sentiamo parte di un tutto indistinto e il nostro grido, facendosi animale, diventando incontrollato, purifica dalle scorie di un anno di civiltà.

Spezzano lo stato ipnotico del corteo i fuochi d’artificio che salutano la processione quando arriva in fondo al viale e poi quando, raggiunto il campanile, si scioglie in frenetica battaglia di luci.

Il grande, salvifico rogo finale è alimentato dai moccoli dell’intera comunità, che si riscopre così più unita e più forte.

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In attesa della processione dei moccoli di Castignano

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com