Il castello della Monica a Teramo

Il Castello Della Monica fa strabuzzare gli occhi.

Con i suoi pennacchi, le torrette, le volumetrie elaborate, la sovrapposizione di elementi e stili diversi fa pensare a Disneyland più che al Medioevo.

Che ci fa nel centro urbano di Teramo questo castello eclettico e misterioso?

La storia del castello della Monica

La collina di San Venanzio, su cui, in ripidissima pendenza, sorge questa incredibile costruzione, non conosceva edilizia fino alla fine dell’Ottocento. Giacomo Della Monica, artista lui stesso, immaginò questa costruzione ardita ergersi solitaria di fronte alla città.

Nella sua fantasia, incendiata dai quartieri antichizzanti ammirati a Torino e a Firenze, l’abitazione avrebbe dovuto mimare un castello medievale. Per farlo non guardò ai solidi fortilizi del Medioevo abruzzese, no di certo: volle trapiantare in territorio prepuzio l’atmosfera gotica d’Oltralpe, arricchendola con una patina di provvisorietà ispirata al rovinismo di moda in quegli anni. E in quel suo sogno andò ad abitare.

Ma gli uomini muoiono, le mode passano e nell’Italia concreta del Secondo Dopoguerra il sogno di Della Monica parve un incubo da cancellare. Nuove case, più concrete e moderne, mimetizzarono il castello fino a disperderne la memoria. Addirittura un mio amico, che ha soggiornato durante il periodo universitario per tre mesi nel contiguo B&B Il Castello, ci è passato avanti ogni giorno senza percepirne la presenza.

Nuovo giro della sorte: il XXI secolo riscopre la voglia di insolito, di misterico ed esoterico e il Castello della Monica conosce una nuova giovinezza. Comincia un attento lavoro di restauro che restituisce a Teramo e all’Italia un Castello di foggia e sembiante unici.

L’interno

Si ascende al Castello della Monica attraverso una scalinata impattante: chi ha problemi di deambulazione si lasci accompagnare, attraverso la stretta stradina che perimetra il complesso, fino al retro, dove troverà un comodo accesso e potrà entrare direttamente al secondo piano, attraversando un ponte levatoio anch’esso posticcio, ma di grande presa.

La statua ad altezza naturale del padrone di casa comodamente seduto ci accoglie in fondo al corridoio d’ingresso: alla sua sinistra ci sarebbero delle suggestive scale a chiocciola che ribadiscono la tensione verso l’alto dell’intera struttura e che, comprensibilmente, non sono adoperabili dall’utenza.

Stupisce al piano terra un enorme camino.

Uscendo nel giardino, ci si accorge che alla cucina corrisponde, all’esterno, la foggia di una chiesa col suo corredo di simboli sacri.

Anche gli affreschi al primo piano mirano a stupire: tra gli stipiti massicci della porta interna sono dipinti ad altezza naturale due garzoncelli che sembrano tridimensionali, di fronte pare urlare aiuto una bella dama. Cominciavo già a lanciarmi in ardite speculazioni misteriche quando sono stata interrotta dalla custode: la dama, famosa cantante lirica dell’epoca, era originariamente ritratta su un finto terrazzo dove avrebbe dovuto contemplare il castello, non certo temerlo.

Guardare Teramo dalle bifore e dalle ogive aggiunge fascino alla visita.

Eppure (e non è stata solo una mia impressione) la bellezza percepita dagli occhi non arriva al cuore: una struttura così esplicitamente volta a stupire, infatti, risulta insincera.

Vince, certo, ma non convince.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com