Il piccione di Patrick Suskind (3/1001)

il piccioneIl piccione di Patrick Suskind è poco più di un racconto, ma ha un peso specifico tale che la sua lettura può impegnare una settimana.
Suskind offre un viaggio nelle ossessioni di un uomo, nei suoi pensieri torbidi e stranianti, che straziano la sua anima senza che nulla del suo corpo, della sua postura, delle sue interazioni con il mondo segnali minimamente il groviglio indirimibile dei suoi pensieri.
Tutto nasce dalla vista di un piccione.
Avete mai osservato un piccione? Io mille volte, senza mai vederlo veramente, senza mai inorridire per quell’occhio senza palpebre aperto come un monito sul mondo, per quel piumaggio verde che gli cade di dosso come memento della sua ossessiva presenza.
Quando gli accadde il fatto del piccione, che sconvolse la sua esistenza da un giorno all’altro, Jonathan Noel aveva già più di cinquant’anni, dietro di sè un intervallo di tempo di venti anni circa totalmente privo di eventi, e mai avrebbe pensato che potesse ancora accadergli qualcosa di fondamentale, se non, un giorno, la morte.”
Questo incipit non può lasciare indifferenti. Ogni particolare della lucida follia che anima i pensieri di Jonathan Noel suscita qualcosa nell’animo di chi li legge: ad ogni pagina ci si aspetta che qualcosa detoni, che la pazzia divampi, che qualcosa succeda. E meno cose accadono, più cresce la tensione.
Per buona parte del romanzo, Jonathan si detesta.
E infine, non voleva e non poteva opporvisi, l’odio accumulato per se stesso si liberò e uscì a fiotti dai suoi occhi fissi, sempre più cupi e cattivi sotto l’orlo del berretto e si riversò sul mondo esterno come comunissimo odio. Qualsiasi cosa entrasse nel suo campo visivo, Jonathan la ricopriva del’atroce patina del suo odio; si può anzi dire che un’immagine reale del mondo non penetrava più in lui attraverso i suoi occhi, bensì, come se la traiettoria si fosse invertita, gli occhi gli servivano ormai soltanto da aperture verso l’esterno per vomitare sul mondo le sue immagini deformate“.
Questo è l’odio, amici.
E nessuno di noi, nel corso della sua vita, ne è stato totalmente immune.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com