Leonardo Lucarelli è l’uomo su cui ha scommesso la Garzanti per scrivere un necessario libro-verità sul mondo degli chef, fino ad oggi raccontatoci dai media in maniera edulcorata e patinata.
Ed è stata, a mio avviso, una scommessa vincente, perché Lucarelli ha gli strumenti pratici ed intellettivi per stanare i cuochi dalle cucine e raccontarci i vizi e le virtù delle loro vite adrenaliniche.
Lo fece per la prima volta, come autodafè, su un giornale, per spurgarsi di dosso la rabbia e le frustrazioni di un’esperienza fallimentare come cuoco in balia di proprietari gretti e miopi, e lo fece così bene che fu invitato dalla casa editrice a narrarci da insider il mondo dorato e dannato della cucina italiana.
Leonardo Lucarelli fra i moderatori dell’incontro, Roberto Ciuffini e Tiziana Pasetti
Proprio alla presentazione di Carne trita alla libreria Colacchi di L’Aquila ho conosciuto Leonardo Lucarelli ed è stato subito evidente che fra le frecce al suo arco non mancano nè la bella presenza nè le capacità affabulatorie.
Lucarelli sa andare subito al nocciolo della questione. Ci parla di turni di lavoro massacranti, di notti in bianco e di contratti in nero, di deliri di onnipotenza e di crisi di identità, di droghe come antidoto allo stress, di sesso come morso alla vita.
Non trema la voce, non si blocca il discorso: una laurea in antropologia e un passato da lettore hanno reso eloquente il nostro chef.
Il suo futuro? Non ci nasconde di sognarsi scrittore.
La realtà di uno chef, infatti, è fatta di ore piccole e di ritmi forsennati, incompatibili con la sua nuova vita da uomo innamorato e padre affettuoso.
Ma un ragazzo che ha la cucina nel DNA saprà tenersi lontano dai fornelli?
Dovunque andrà, noi lo seguiremo, fra le pagine dei suoi libri o fra le prelibatezze della sua cucina.
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