D’altra parte, non ho mai perso davvero la testa per qualche vip, nemmeno durante l’adolescenza: ho sempre avuto ben chiaro che al pubblico appare solo ciò che il copione di scena vuol trasmettere e che l’umanità degli attori viene alla ribalta solo a riflettori spenti.
Non condividevo, così, l’entusiasmo degli amici che aspettavano con ansia la performance di Rocco Papaleo nel festival paesologico di Aliano, “La luna e i calanchi”.
Anzi, ho provato una punta di delusione quando l’ho incrociato per caso nelle strade in cui camminò Carlo Levi: Papaleo mi è inizialmente sembrato più anziano e trasandato di quanto credessi.
Mi sono però lasciata coinvolgere dal VIP- watching della mia amica, che si è accodata a un nutrito numero di fan a caccia di autografo e foto. Quando è stato il suo turno, si è avvicinata a Papaleo, che ha dimostrato per tutta la sera una disponibilità incredibile: io, col suo telefonino, immortalavo il momento.
È stato l’attore stesso a proporre il cambio e a offrirmi la possibilità di fare insieme un selfie che, per timidezza e dignità, io non avrei mai chiesto.
Quando mi sono avvicinata, però, ho sentito nitidamente la chimica, il magnetismo animale di quell’uomo non bello e non azzimato, capace però di trasmettere con la sola contiguità emozioni vivissime.
Evidentemente il rapido contatto con Papaleo mi ha regalato un’espressione così gioiosamente infantile che Ulderico Pesce, grandissimo attore e grande amico di Rocco, divertito dal mio sguardo di ebete felicità, ci ha scattato una foto.
In una sorta di catena di sant’Antonio, un amico ha a sua volta immortalato sul telefonino la scena.
La mattina successiva una ragazza mi ha fermata chiedendomi perplessa: “Ma Lei è l’europarlamentare?”. Evidentemente non poteva credere che Papaleo potesse essere così garbato con una donna qualsiasi, non giovane e non bella come me: aveva per questo ipotizzato che soldi e potere supplissero alla mia poca avvenenza nel suscitare l’interesse del grande attore.
E invece era solo la splendida cortesia di un uomo a cui il successo non ha montato la testa.