L’Ippodromo di Istanbul

WP_20150617_003L’Ippodromo di Istanbul manda in tilt le mie già scarse certezze urbanistiche.

Non mi aiuta sapere che gli imperatori bizantini, nella loro vita di svaghi, prediligevano le corse di cavalli e che nel luogo più ameno della città costruirono un ippodromo di cui ormai rimane solo il nome.

Dirute le mura, rimaneggiata la struttura, quel che resta ha l’ampiezza delle nostre piazze e la lunghezza dei nostri viali. È una spianata, insomma, a cui quegli alberi piantati in maniera anarcoide non danno la dignità di parco.

Il passeggio vi fluisce disordinatamente, gli autobus, che dovrebbero restare ai margini, lo insediano con spericolate manovre su per i marciapiedi, voci in cento lingue diverse si sovrappongono stridule, festoni di bandiere turche stesi fra un lampione e l’altro aumentano la confusione.WP_20150617_001

Un archeologo che piombasse qui dal futuro, ignaro della complessa storia di Istanbul, avrebbe motivi per impazzire: confluiscono nell’Ippodromo, infatti, e pericolosamente convivono monumenti diversissimi per stile, età e provenienza.

Tutto ciò che di bello era reperito da altri luoghi e da altri tempi, infatti, era impiantato nell’Ippodromo di Istanbul, che, da quest’ottica, si configura come un museo all’aperto con i reperti frammisti in ordine sparso.

Nelle parole di solito misurate della nostra guida afferriamo una nota di rancore quando elenca le spoliazioni subite dalla Turchia nel corso dei secoli.

La fontana del ricordo: particolare
La fontana del ricordo: particolare

L’obelisco più a Sud, ad esempio, era ricoperto in lamine di bronzo dorato, ma quando i crociati, nel 1204, assalirono Costantinopoli, incuranti di rompere per avidità un’antica alleanza, le smontarono una ad una pensando che si trattasse di oro puro.

WP_20150617_002Allo stesso modo, il Kaiser Guglielmo offrì alla città nel 1901 il bel gazebo che si trova all’estremità Nord e che è noto come Fontana del Ricordo (buono solo per i tedeschi) a parziale, minima compensazione della quantità di statue e ori e pitture turche che, durante il suo impero, presero la via di Berlino.

E allora che ci fa in mezzo all’Ippodromo di Istanbul la Colonna Serpentina innalzata dai Greci nel 478 a.C. per celebrare la vittoria di Platea?

E come mai l’Obelisco di Teodosio, quello bellissimo in granito rosa al centro dell’Ippodromo, quello su cui sono effigiati i membri della famiglia imperiale, è datato al II millennio a.C.? Forse perché è stato preso da Karnak, in Egitto, dove lo aveva fatto innalzare in tempi antichissimi il faraone Thutmosis III?

Via, dunque, quel cipiglio da ragioniere!

L’Ippodromo di Istanbul è un unicum; si può pretendere che ciò che è unico debba essere anche etico?

Sulla Turchia vedi anche: Istanbul, Aya Sofya, Gran bazar di Istanbul,Basilica CisternaIzmir

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com