Nessun ostacolo visivo lo frapponeva al Gran Sasso.
Era un luogo ameno, frequentatissimo dagli amici, che gradivano sempre una merenda genuina con vista spettacolare.
Poi i proprietari hanno deciso di offrire a tutti la possibilità di godere della loro bellezza e hanno creato un ristorante elegante e accogliente, L’Aquila Reale, appunto. Dalla splendida terrazza, dotata di poltroncine di ogni tipo, il Gran Sasso sembra più vicino e più bello che mai.
A noi non è stato presentato menu, ma le opzioni gastronomiche sono state snocciolate a voce, una più sfiziosa dell’altra, senza che il prezzario potesse ricondurci alla realtà.
Così abbiamo speso troppo: 54 euro complessive per due primi, un solo secondo diviso in due, due contorni, due tiramisù, due bottiglie d’acqua.
Dove c’è gusto, però, ci insegnano i saggi, non c’è perdenza e il gusto, a L’Aquila Reale, è sempre ben soddisfatto.
Abbiamo scelto cibi piuttosto calorici (le opzioni più salutari non sono state neppure prese in considerazione), magnificamente impiattati e dal gusto deciso.
Le mie pappardelle, disseminate di striscioline sottili di guanciale, issavano una bandiera in crosta, bella a vedersi e buona a gustarsi.
Anche l’arrosto misto, che andava a comporre una piccola piramide, invogliava lo sguardo prima ancora della bocca. Se la porzione fosse stata più generosa non avrei avuto nessun appunto da muovere.
Il tiramisù, infine, è un semifreddo in cui l’anima di mascarpone è fortificata dai pavesini, tutti addossati all’esterno: il caffè caldo, proposto in una divertente brocca zoomorfa, viene aggiunto all’ultimo momento e dosato secondo le proprie esigenze.
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