La bastarda degli Sforza di Carla Maria Russo (22/2015)

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La bastarda degli Sforza è il provocatorio titolo di un’avvincente biografia sulle gesta, pulsioni e passioni di Caterina Sforza.

Le narra con brio Carla Maria Russo, a mio avviso la più grande scrittrice italiana.

Solo lei sa dosare con tanto garbo azione e riflessione, tragedia e commedia, contesto e contorno. Ogni romanzo mi sembra migliore del precedente, in una corsa all’eccellenza che regala a noi lettori pagine indimenticabili e affreschi storici sempre spendibili.

La bastarda degli Sforza non sfugge all’assioma: conoscere Caterina Sforza bambina e seguirne con il fiato sospeso le vicende, così insolite in un’Italia schiacciata tra violenza e diplomazia, è questione di uno o due giorni.

Non c’è impegno che tenga: questo romanzo inchioda alla lettura.

Dopo averne adorato ogni rigo, ho chiuso però il libro con un moto di stizza.

“No”, mi sono detta, “non può averlo fatto ancora! Non può aver abbandonato anche Caterina nel bel mezzo di un’azione così avvincente, dopo che, in La regina irriverente, Eleonora d’Aquitania era bruscamente sottratta ai suoi lettori con una vaga (e, fino ad oggi, vana) promessa di un seguito.

C’è Wikipedia, d’accordo, ci sono le biografie specialistiche.

Nulla è demandato alla fantasia di Carla Maria Russo: chi vuol conoscere il seguito della storia non ha che da compitare “Caterina Sforza” su Google.

Ma non è lo stesso.

Non ho riconosciuto nelle scarne note biografiche stilate con spocchia di storico su Internet la donna appassionata e volitiva, ardita e illuminata, che mi ha tolto il sonno durante la lettura dello splendido romanzo.

La trama l’ha scritta la Storia, ma Carla Maria Russo ne ha fatto fiction, donando una nuova anima a personaggi prima sepolti fra le righe dei libri di testo.

E me la sono immaginata proprio così, Caterina Sforza, personaggio in cerca di autore, mentre invadeva le fantasie dell’autrice e ne fiaccava le resistenze guidandone la penna in un processo di totale identificazione.

E la vedo poi negarsi, tirarsi indietro subito prima di pronunciare la frase efferata che l’ha consegnata alla storia come la Tygre della Romagna, quando, ai nemici che la minacciavano di uccidere i suoi figli, rispose mostrando il pube: “Ho lo strumento per farne degli altri”.

Ed ecco che la stizza di poco prima si trasforma in ammirazione.

Non pensate anche voi che la dama dei gelsomini in copertina assomigli nei lineamenti e nello sguardo a Carla Maria Russo?

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com

5 Risposte a “La bastarda degli Sforza di Carla Maria Russo (22/2015)”

  1. Complimenti Benedetta, il libro sarà senz’altro fantastico, anch’io ho letto tutti quelli scritti prima di questo e anch’io amo moltissimo lo stile della nostra Carla Maria Russo, l’ho comperato e appena avrò il tempo giusto, lo leggerò. Però, anche la tua recensione è strepitosamente bella!

  2. Benny , perchè la definisci la piu’ grande scrittrice italiana? E’ un complimentone non da poco.A me vengono in mente di fama (sai che leggo poco i libri) Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Melania Rizzoli .Carla Maria Russo sarà un onore ospitarla a San Demetrio!

    1. Sono felicissima di sapere che il 16 agosto Carla Maria Russo verrà in terra abruzzese. Secondo me è la più grande scrittrice italiana perchè le altre grandissime che citi (intendi Melania Mazzucco, vero?) scrivono a partire dalle loro fantasie, mentre la Russo piega la storia alle esigenze della narrativa. Ho amato ogni suo libro!

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