Quanto piacerebbe a Goldoni (e quanto piace a me!) questa signora sagace e propositiva, complice nello sciorinare i menu, allegra nel commentare le scelte, gagliarda nello stabilire relazioni. Anche il personale ai tavoli ha una sicura propensione ad interagire con il prossimo.
Come risultato, all’Osteria la casereccia ti senti a casa e non ti dispiace che il servizio sia leggermente più lento della media, perchè sai che la cucina sta preparando cibi industriosi, non industriali e che quel che si perde in tempo si guadagna in gusto.
Sono tornata a L’Osteria La casereccia mercoledì scorso, diverso tempo dopo la mia ultima sortita in questo locale. Nulla è cambiato, per fortuna.
La comarella ed io abbiamo scelto, affamate, due antipasti freddi, subito serviti su vassoio centrale. Al suo fianco, ci è stato portato un piattino di bruschette, purtroppo con la coratella, che a me non piace, e col pomodoro, che di questi tempi non è all’apice del gusto
Il prosciutto, tagliato spesso, i salumi e i formaggi di ottima qualità ci hanno soddisfatto. Non ci sarebbe dispiaciuta, ovviamente, un’abbondanza maggiore.
L’attesa, però, era tutta per il piatto principe dell’Osteria La casareccia, quello che scelgo sempre e sempre mi stupisce per la sua consistenza e il suo gusto particolare. Le pappardelle all’aquilana sono irrinunciabili per me. C’è praticamente ogni condimento possibile: piselli, zafferano, guanciale, salsiccia, funghi, dosati in maniera tale da creare un mix per i miei gusti perfetto.
Le pappardelle all’aquilana di L’Osteria La casereccia di L’Aquila dimostrano in maniera incontrovertibile quanto la somma, in gastronomia, sia ben più dell’unione dei singoli addendi o ingredienti che dir si voglia.
Ben sazia, ho solo piluccato due dei dieci arrosticini previsti dalla porzione: li ho trovati molto teneri, mediamente saporiti, gradevoli ma non irrinunciabili.
Il conto, 44 euro per due antipasti, due primi, dieci arrosticini, acqua e una bottiglietta di cocacola,è in piena media aquilana.
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