La donna dal taccuino rosso di Antoine Laurain (13/2015)

donna taccuino rossoLa donna dal taccuino rosso di Antoine Laurain è per me un incanto.

C’è un sortilegio che mi avvince alla storia.

Mi sembra scritta per me, per me che colleziono taccuini, che scrivo le mie emozioni e, rileggendo, le rivivo a distanza di anni, per me che compilo liste che mai seguirò, che imbratto pagine bianche che mai ultimerò.

Amo la grazia della protagonista, latente se non nei suoi appunti e nell’eterogeneo contenuto della sua borsa, e la malinconia del libraio che, aprendola, si innamora di un’entità sconosciuta e briga perché l’ectoplasma prenda nome e forme, alla ricerca di un benessere che sta nella ricerca più che nella conferma.

Mi entusiasma quel mondo sullo sfondo, fatto di letterati e scrittori, di libri letti e scritti e sognati.

Patrick Modiano, che non aveva ancora ricevuto il Nobel quando, in questo libro, ha incarnato lo scrittore solitario e nostalgico, gentile e riottoso, è un autore che tengo a caldo senza osare sfiorarlo. Ho i suoi libri, ma attendo per leggerlo, tesa fra due timori: che la delusione mi geli e che, al contrario, la passione mi bruci.

Per questo capisco il libraio, per questo, dopo averlo incrociato in una sera di febbraio, ho deposto ogni altra lettura per scivolare in questa, per intridermi di La donna dal taccuino rosso e, amatala, tollerarne anche il finale scipito, l’invadenza di qualche personaggio odioso come la figlia di lui, l’impressione che l’autore abbia corso con la penna lasciando per strada qualche frammento e rendendo il libro mutilo, incompleto nonostante la fine, quasi svuotato.

Sono peccati veniali, sono quei difetti che, limando l’ammirazione, fanno divampare l’amore.

Laurent, il libraio, era un uomo d’affari. Si beava dell’alone di successo che lo circondava “fino al giorno in cui” scrive Antoine Laurain “ti senti, prima confusamente, poi in modo sempre più chiaro, che l’uomo che stai diventando è l’esatto contrario di ciò che sei davvero. Dapprima questa dissonanza la vivi come un gran peso – in principio i soldi che guadagni sono una compensazione, poi questo non basta più. […]Al peso segue l’angoscia, all’angoscia l’intollerabile idea che ti stai rovinando la vita- o addirittura che l’hai già fatto” E a questo punto o ti butti dalla finestra o cambi vita. E Laurent per fortuna è sceso da quel parapetto.

Vi lascio come al solito con la frase che ho preferito: “Se c’era qualcosa che definiva la parentesi dell’adolescenza era proprio la ridarella. Dopo, non si ride mai più così. La brutale consapevolezza che il mondo e la vita sono completamente assurdi scatena quei singulti che tolgono il fiato, mentre la stessa idea, vent’anni dopo, provocherà soltanto un sospiro di rassegnazione”.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com