La trama mi è parsa slabbrata, troppo ossequiosa rispetto al complottismo su cui il protagonista ha comunque parole di fuoco, troppo tentacolare nella commistione fra mafia e guerra, terrorismo e arte.
Il finale in parte aperto, per di più, squalifica sempre, secondo me, gli autori che vi ricorrono, anche se nel passato mi hanno entusiasmato, anche se si chiamano Giampaolo Simi.
Eppure di questo romanzo qualcosa mi resterà.
Sono le frecciate alla cronaca e alla società contemporanea.
Non vi sembra da standing ovation questo passo?
Chi parla è Dario Corbo, che sembrava brillante prima di impantanarsi nell’improbabile cold case che costituisce l’ossatura di La ragazza sbagliata.
Arguzia e brio sono la sua forza e insieme la sua rovina.
Sa, ad esempio, rispondere a chi, pur licenziandolo, gi avrebbe garantito qualche benefit: “La apprezzo, dottor Rossi […] Apprezzo chi ha il coraggio di mostrarsi sempre quel che davvero è. Nel suo caso, un’autentica merda”.
Sa illuminarsi di lucida consapevolezza, come quando spiega: “Mi sono visto come un pesce in acquario, ben nutrito e al sicuro, ma destinato a ripetere ogni giorno le solite traiettorie fino a convincersi che il mare vero e aperto non è mai esistito”.
Ma sicuramente non sa districarsi fra donne affascinanti e pericolose senza apparire irredimibilmente imbecille.
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