Alla trattoria La stazione di Atessa non si va per partire, ma per intrattenersi allegramente.
Da quando la poetessa vernacolare Irma Cauli ne ha fatto un ristorante, è diventata il punto di riferimento di quanti cercano un’onesta cucina casalinga, condita di motti e facezie recitati in dialetto e resi comprensibili dalla straordinaria mimica di Irma in persona.
La vispa capostazione non si è persa d’animo e ha organizzato un menu da giorni di festa.
Tema del giorno: il maiale.
Si avvicina infatti la festa di Sant’Antonio: in passato, l’uccisione e la salumazione del porchetto di casa erano seguite da un grande banchetto a base di carni appena macellate per propriziare l’anno nuovo.
Alla trattoria La stazione di Atessa è stato possibile rivivere questo rito.
In antipasto l’ha fatta da padrone il fegato, purtroppo per me.
Ho assaggiato con piacere il formaggio che ne accompagnava il salame, insaporendolo con una generosa spalmata di uno speciale miele alla menta che ho trovato delizioso. Ho lasciato volentieri ad altri commensali, invece, i fegatini con l’uovo serviti subito dopo.
La mia brama era rivolta tutto ad uno sformato di patate reso ghiotto soprattutto dalla presenza di squisiti pezzettini di carne ben dosati. Ne ho gustato diversi quadratini
E che dire di quella specialità abruzzese nota come “pizza e foglie“, che si presenta come una zuppa densissima di erbe di campo e brandelli di focaccia gialla di mais? Sono sapori antichi che si riscoprono ogni volta con gioia.
Una buona focaccia al rosmarino, appena sfornata, croccante al punto giusto, ha accompagnato questo ricco antipasto.
I primi, cotti in enormi pentoloni, sono stati travasati nei piatti direttamente in sala, con effetto scenico superiore all’effettiva qualità del cibo.
Pareri discordi hanno accompagnato la minestra di pasta, fagioli e cotiche, che a me personalmente è piaciuta molto proprio per l’abbondanza di legumi che ha infastidito altri.
Sono rimasti quasi tutti nei piatti gli strozzapreti al sugo di maiale, vuoi perché nel frattempo l’atmosfera della sala si era surriscaldata per effetto del vino e dell’allegria di Raffaele Pavone, che con la sua musica, la sua voce e i suoi ammiccamenti ha animato la giornata, vuoi perché ormai la sazietà ci aveva reso schizzinosi, vuoi perché effettivamente la pasta avrebbe necessitato di quache istante di cottura in più.
Inappuntabili, invece, sono state le patate al forno e quel piatto di carne noto come “cif ciaf” (termine onomatopeico che mi fa pensare allo sfregare sul piatto del pane bisunto d’olio di cottura) e consistente in una sorta di delizioso spezzatino cotto fino allo sfaldamento nell’olio e nell’aceto. Non è esattamente il piatto da consigliare a chi soffre di colesterolo alto, ma è una delizia che, una volta l’anno, di questi tempi, è doveroso gustare.
Dolcetti secchi e sanguinaccio aromatizzato al cioccolato hanno chiuso l’allegro pasto.
Difficoltà a digerire? Nel caso, Irma Cauli ha già preparato generose dosi di bicarbonato.
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