L’estate fredda di Gianrico Carofiglio (43/16)

9788806227746_0_0_300_80L’estate fredda ha il marchio di fabbrica di tutti i romanzi di Gianrico Carofiglio: la divagazione metaletteraria sulla lingua e sui suoi abusi.
A questa si aggiungono altre costanti stilistiche che tolgono sorpresa ma non fascino ai romanzi di Carofiglio: un personaggio in bilico fra bene e male, una libreria ben frequentata, citazioni da libri consigliati, periodare molto piano, dialoghi serrati.
L’estate fredda ci porta dentro una faida fra clan che offre a Gianrico Carofiglio il destro per ricostruire i rituali delle associazioni a delinquere che sono sorte in Puglia in ritardo rispetto alla criminalità organizzata di altre regioni del Sud.
Sono iniziazioni misteriche, patinate di religiosità, a dimostrazione del fatto che più ci si allontana dal bene più si ha bisogno di ostentare un’etica.
Effettivamente, a volte, pur nella loro ferocia, i criminali di Carofiglio sembrano avere una dirittura morale che manca agli onesti.
Ma esistono persone totalmente oneste?
O meglio, è possibile l’onestà?
O in un mondo di poveri di spirito sarà sempre perseguitato chi cerca di rimediare alle storture del mondo, come accadde a Flade, giudice di Treviri, che fu vilipeso e ucciso quando, sospettando che le presunte streghe confessassero qualunque maleficio per evitare torture insopportabili, si dimostrò restio a condannarle?
Una grande povertà morale, anche in assenza di reato, emerge ad esempio da questa pagina: “Il colonnello diede il suo fondamentale contributo disponendo che una volta eseguiti i provvedimenti, i alzasse in volo un elicottero; gli fu detto che un elicottero non era necessario perché non c’era il rischio che qualcuno si desse alla macchia in campagne inaccessibili ai normali mezzi su ruote. Rispose che l’elicottero era indispensabile per le televisioni.”

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com