L’Osteria L’Osteria di Barga

WP_20150723_012L’Osteria di Barga è un’osteria al quadrato.

Quando nome comune e nome proprio coincidono, scintilla l’antonomasia, specie se i fatti stanno lì a suffragare la liceità del nome.

Sono teorie nominalistiche che ho sviluppato dopo pranzo, a stomaco pieno: quando alle due di un’assolata giornata estiva sono arrivata a Barga il mio pensiero era molto più elementare: “Voglio atturcinà”, che, nell’impagabile dialetto della mia città, significa “voglio girare la forchetta dentro un piatto di spaghetti”, simbolo antonomastico anche questo della goduria culinaria.

L’Osteria di Barga ci è stata indicata dagli abitanti del luogo perché caratteristica nell’aspetto, succulenta nei sapori ed economica nelle tariffe.WP_20150723_003

Il gestore, poi, è estremamente accogliente: non ha battuto ciglio quando abbiamo chiesto due volte di seguito di cambiare tavolo, alla ricerca di una frescura che, alla fine, ci è stata donata dal condizionatore all’interno della sala e non dal vento e dall’ombra fantasma che inseguivamo invano nei tavolini all’esterno.

WP_20150723_004Reduce da Colonnata, ho chiesto come antipasto dei crostini al lardo di Barga.WP_20150723_005 Mi sono arrivati, buonissimi, in due round, per evitare che si raffreddassero nel piatto. Ne ho offerto uno a Marco, in cambio di una ricca forchettata della sua pasta con pesto e pomodorini, pregevole per la genuinità delle materie prime e per l’armonia dell’insieme.WP_20150723_007

Ma il vero punto di forza della serata è stato un hamburger di chianina condito con verdurine saltate in padella che ha cambiato il mio modo di intendere la carne.

Se, come me, avete come punto di riferimento per gli hamburger il Mc Donald’s o anche una qualsiasi elaborazione domestica del macinato di vitellone, siete fuori strada.

Questa carne morbidissima, ricca di sapore e armoniosa nell’odore, nutre e sazia dal primo boccone e, a distanza di un mese, suscita ancora grande nostalgia in noi che l’abbiamo provata.WP_20150723_006

Tanto mi è piaciuta che non ho preso neanche il dolce per paura di veder svanire quel retrogusto indicibile che mi ha piacevolmente accompagnato tutto il giorno.

Il servizio è stato rapido, ma, nelle brevi pause fra l’una e l’altra portata, ho avuto modo di apprezzare lo stile del locale, che impianta su una struttura assai tradizionale quadri e accessori scherzosi che WP_20150723_002sdrammatizzano l’austerità delle mura.

Il prezzo? Mi spiace, non me lo ricordo.

Sicuramente era una cifra onesta.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com