Lugano e i suoi mercatini

Lugano è tutta lago.
Se grosse nubi bigie ne opacizzano le acque, rimane ben poco da ammirare.
Il trenino turistico che percorre le vie di Lugano non ha monumenti davanti a cui sostare.
In assenza di arte, diventano interessanti anche le basi delle due funivie che permettono la scalata ai monti circostanti, o persino gli imbarchi, a riprova del fatto che qui non si viene per restare.
Non ci sono tracce del benessere per cui Lugano è nota: le abitazioni sono piuttosto anonime, come in una qualunque periferia metropolitana, il parco macchine non riserva nessuna sorpresa.
Solo l’enorme casinò fa intuire le ricchezze in circolo da queste parti.
Anche la chiesa principale colpisce non per la facciata, ma per la quantità di ochette e paperelle che, abbandonate momentaneamente le acque, sostano come giovanotti inoperosi rompendo il silenzio del luogo con il loro grido.
La fama della loro insipienza è dunque confermata: come si può lasciare la pace del lungolago, come le sue aiuole e il suo passeggio, per colonizzare vie uguali a se stesse, puntellate di negozi di marca, identici in ogni parte del globo?
O occupare senza scoraggiarsi le brutte statue moderne che tentano invano di dare carattere a piazzette e rotonde grigie come il cielo di una giornata d’inverno?
Ci sono i mercatini di Natale.
Per noi che proveniamo dalle meraviglie del Nord, che abbiamo ammirato, amato, agognato quelli, indescrivibili, di Basilea, Strasburgo e soprattutto Colmar, la fila di chioschetti rossi proposta da Lugano è piuttosto ordinaria.
Non ci invogliano: preferiamo tentare l’avventura del fast food, per completare con il “non cibo” l’avventura in questo “non luogo”.
E qui abbiamo la prima vera sorpresa della giornata: nonostante siamo in Svizzera i bagni sono fra i più luridi in cui abbiamo avuto la sventura di imbatterci.
Andiamo via serbando di Lugano un ricordo opaco come il cielo di quel giorno.
Amiche giramondo ci esortano però a tornare: quando splende il sole e si schiudono i fiori, ci garantiscono, il lago torna a rifulgere e dà fisionomia anche alla città.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com