Non si sfugge.
Non c’è angolo del territorio che non ricordi al turista che questa è terra da vino, e da vino buono.
Fuori le mura, la periferia vede ettari ed ettari di vigne, poderi con nomi che hanno fatto la storia dell’enologia italiana, pullmini che portano turisti in visita alle cantine più blasonate.
Dentro le mura, pullulano le enoteche.
Soffrendo la mia condizione di astemia, ho regalato a Marco il brivido di una doppia degustazione. Per 9,50 euro ha ottenuto un decilitro di ciascuno dei due vini proposti, spersi in un calice troppo grande, più un piattino di bibarini, una sorta di grissini, a cui ho volentieri attinto anch’io.
Personalmente avrei impiegato un battibaleno per assaggiare entrambi, ma Marco, consapevole che un buon vino va sorseggiato e non ingurgitato, ne ho gustato ogni molecola, informandomi fra l’altro che ravvisava un piacevole sentore di barricatura, che la fama del blasonatissimo Brunello di Montalcino è più che meritata, che l’annata 2010 è preferibile a quella 2012, anch’essa comunque molto buona.
A me si è aperto un mondo fatto di bottiglie pregiate, di erogatori fantasiosi e di sommelier espertissimi.
I commenti all’esperienza ci hanno appassionato tanto che, tutti presi dal discorso, non abbiamo notato subito lo splendido panorama che ci si offriva all’uscita: quando lo sguardo ha registrato l’immensità della campagna senese vista dalle mura, la bocca si è zittita e un silenzio denso di ammirazione ci ha pervaso.
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