Meno impegnativo del blog, molto meno impattante di un romanzo classico, il libro ritagliato dagli status di Facebook ha diverse frecce al suo arco: l’immediata leggibilità, la brevità quasi epigrammatica, la forza dei dialoghi, l’essenzialità della narrazione, la sincerità autobiografica.
Matteo Bussola, poi, è un osservatore finissimo delle sue bimbe, di cui sa cogliere e immortalare i lampi di allegria e le perle di saggezza.
Il suo è un affetto corporeo, fatto di abbracci prolungati che possono estendersi una notte intera, di baci, di merende sbriciolate e di cagnolini festosi che sono parte integrante della famiglia.
Melania, la piccola,”riesce a comandarel ‘intero universo con una semplice vocale” e nel corso del romanzo arriverà al massimo a strascinare un “Ciaooo” che commuove il padre orgoglioso.
C’è poi Virginia, la primogenita, a cui scrive, in una lettera aperta profonda e commovente, “ Vorrei dirti che tu sei l’origine di tutto. Che, se non fosse stato per te, tua madre e io ci saremmo forse lasciati, schiacciati dal muro delle nostre differenze.
E poi c’è la filosofa di casa, la piccola Ginevra dai pensieri profondi: “Quando mia figlia mi spiega la vita in macchina, dopo capisco sempre tutto meglio”.
Nei suoi flash di vita, Matteo Bussola mi ricorda talvolta Antonio Amurri, uno degli autori preferiti nella mia adolescenza. E Notti in bianco, baci a colazione, per me che non ho figli, è un appassionante romanzo esotico.
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