L’Osteria Corridore a L’Aquila

IMG-20150923-WA0002All’Osteria Corridore di L’Aquila non sarei dovuta tornare, lo so bene.

Certi luoghi assumono nel tempo le forme impalpabili ed eterne del mito.

E Mario Corridore, il primo gestore, con i suoi Che si prendete?, le sue dita nel piatto strabordante di cibo e le sue carbonare che condizionavano pesantemente gli esami del sangue anche una settimana dopo il lauto pranzo, era un mito.

Si aggiunga l’allegria dei vent’anni, l’arroganza dei trenta, l’eco di risate di compagnie dissoltesi nel tempo: come reggere il confronto con il passato?

I nuovi gestori non ci hanno nemmeno provato.WP_20150923_004

Anche a voler far la tara dal paragone ingombrante col bel tempo che fu, però, c’è qualcosa che non va.

E riguarda innanzitutto la cortesia.

A onor del vero, noi siamo arrivate tardi. Ci siamo presentate in sala alle due e mezzo in punto.

Non avevamo la pretesa di mangiare, questo no.

Sarebbe stato sufficiente dirci che la cucina era chiusa e dirottarci nel pub vicino.

Sarebbe stato eccellente far finta di niente e, data anche la presenza di altri avventori ancora non serviti, aggiungere agli altri ordini il nostro.

Ma trattare i clienti come mendicanti molesti è peccato mortale.WP_20150923_001

Siamo state accolte con uno sbuffante “Stiamo per chiudere”. Senza neppure un menu, abbiamo pietito i piatti forti del locale: una carbonara e due cacio e pepe. All’amica che non ama la pasta lunga e che avrebbe preferito altri formati è stato obiettato in tono arcigno che era un’opzione impossibile; anche scegliere un piatto di carne al posto della spaghettata è stato ostativo, a non accontentarsi di due salsicce.

Ci siamo rassegnate alla pasta.

La carbonara, mi dicono, è stata molto buona.

Gli spaghetti cacio e pepe, vi dico io, non lo sono stati affatto: la salsa appiccicosa è stata impossibile da redistribuire; il pepe, mal miscelato, ha reso alcuni bocconi ustionanti lasciandone altri totalmente insipidi.WP_20150923_002

A sala ancora semipiena, ottenere un piatto di salumi è stata improba impresa: tra sbuffi (“Ma noi facciamo anche il turno di sera e vogliamo andarcene a casa”) e limiti (“Abbiamo solo il prosciutto”), abbiamo ottenuto una porzione di affettato assai salato da dividere in tre.

WP_20150923_003Quando abbiamo avuto il conto (37 euro per tre piatti di pasta e 1 antipasto), ci siamo accorte che il salato è davvero la cifra stilistica del locale.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com