Passeggeri notturni di Gianrico Carofiglio (20/16)

passegg nottDopo poche pagine di Passeggeri notturni, si è acuita in me la convinzione di aver già letto il libro.
Sono andata alla ricerca di qualche noticina in carattere 5 che mi confermasse come le storie presenti in questa agile raccolta non fossero inedite, senza trovarla.
Poi ho capito: non ero io ad aver già letto Passeggeri notturni, ma Gianrico Carofiglio ad aver compulsato le mie stesse fonti.
Queste storie, infatti, sono disseminate in diversi manuali di PNL: la programmazione neurolinguistica, d’altronde, passa attraverso la convinzione che l’unica vera realtà è quella che sappiamo raccontarci. E Carofiglio da anni ha iniziato un percorso di risemantizzazione delle parole che non poteva non portarlo in quella direzione.
Questi apologhi, dunque, sono come i miti nei dialoghi di Platone: servono a esemplificare ragionamenti complessi e, raccolti tutti insieme senza un pensiero forte a legarli, rischiano di risultare un po’ peregrini.
D’altra parte, lo stile asciutto e rapido di Carofiglio è adattassimo ad esporli nella maniera migliore. Il punto di forza di Passeggeri notturni sono dunque le citazioni, a partire da quella celeberrima di Chesterton, secondo cui le fiabe non servono a insegnare ai bambini che esistono i draghi (lo sanno bene dall’esperienza, purtroppo!), ma che i draghi possono essere sconfitti, a quella sconfortante di Somerset Maugham, a cui parere ci sono tre regole infallibili per scrivere un romanzo di successo, ignote a tutti, però.
Intere pagine sono poco più di una enciclopedia delle citazioni.
Sulla necessità dell’errore, ad esempio, Carofiglio scrive: “Bill Gates ha detto che il modo migliore per raggiungere il successo è raddoppiare il numero dei nostri fallimenti; Niels Bohr che il vero esperto è chi ha fatto tutti gli errori possibili nel proprio campo; Goethe che gli errori dell’uomo sono ciò che in realtà lo rendono (sic!) amabile. Michael Jordan è stato più specifico, più dettagliato: “Nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri. Ho perso 300 partire. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il canestro decisivo e io l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto“.

Se hai gradito quel che hai letto, regalami un sorriso cliccando “mi piace” sulla mia pagina Facebook.
Abbiamo letto qualche libro in comune ultimamente? La lista dei miei la trovi qui!

 

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com