Il Ristorante Rino di L’Aquila

WP_20151103_009Quanti ricordi sono legati al ristorante Rino di L’Aquila!

Una volta, l’amica snob, dopo lunga, altezzosa riprovazione dell’abitudine plebea a far cadere casualmente del pane nel sugo squisito dell’amatriciana (una vera istituzione del locale), cedette lei stessa alla tentazione e divenne da allora la prima fan della scarpetta (spacciata per test di qualità, ovviamente, non per golosità fine a se stessa).

Un’altra, l’amica scroccona dello scrittore di successo, incerta sulla scelta fra tante appetitose proposte del menu, ordinò, a nostre spese, cinque o sei piatti per piluccare di tutto un po’.

Quanti piani di lavoro, quante strategie didattiche sono nate ai tavoli del ristorante Rino!

WP_20151103_005A noi piace perché ha una sala ampia ed elegante, sedie comode, cucina genuina, servizio rapido e cortese, prezzi onesti, parcheggio comodo e un piccolo parco che, in una traversa dell’affollata via Corrado IV, è un inaspettato cammeo.

Martedì scorso, entrando, siamo state ingolosite dal profumo di formaggio arrosto che si sprigionava nell’aria: era il pecorino con il miele. Ne abbiamo diviso una porzione con grande goduria: è uno di quei sapori che inizialmente stordiscono e poi vengono facilmente a noia.

La mia amica ha scelto poi dei ravioloni con ricotta e salvia, a quanto pare molto buoni.WP_20151103_001

Io ho optato per gli strozzapreti all’amatriciana: la ricetta segretissima di Rino diverge un po’ da quella tradizionale (fuori dai confini di Amatrice ne esistono solo pallide imitazioni), ma ha un gusto piacevole, conferitogli anche da un sugo denso e saporito che dà piacere agli occhi prima che al palato.WP_20151103_002

Altre volte siamo state soddisfatte dalla carne del ristorante Rino. Stavolta abbiamo preferito il dolce, che però non si è rivelato all’altezza dello standard qualitativo del locale: troppo intriso nel liquore il salame di cioccolata, più bello che buono un budino che di pistacchio aveva solo il colore.

WP_20151103_008Il conto, come sempre, è stato ragionevole: 32 euro complessive.

E un conto onesto fidelizza più di mille salamelecchi.

Aggiornamento 2018: mi confermo soddisfattissima. In cinque abbiamo speso 100 euro tondi tondi, regalandoci una matriciana spettacolare (anche nella versione gluten free), pecorino arrosto con miele (una porzione può soddisfare ampiamente più persone) e dolci buoni (a quanto mi dicono, almeno. Io sono stata tanto sciocca da prendere una tagliata di frutta).

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com