Il paese pare scolpito sulla roccia, in piena montagna: dislivelli da brivido separano la prima dall’ultima casa e vagare nel centro storico significa affrontare salite e scalini, scalini e salite.
Trasformare il disagio in bellezza, le criticità in punti di forza è stata la sfida dell’amministrazione, che ha reso il centro storico di questo paese un capolavoro di pulizia, fruibilità, vivibilità.
E uno dei pochissimi “borghi più belli d’Italia” a vantare anche la Bandiera Arancione; se un ruolo rilevante in questo successo è giocato dalla bellissima posizione sulla valle, alle porte del settore laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, non bisogna sottovalutare il ruolo di una politica attenta ai bisogni del turista e alla valorizzazione del territorio.
È entusiasmante, ad esempio, il trekking urbano che va sotto il nome di “Le vie della memoria”, un percorso a piedi che, attraverso vicoli, cunicoli, passaggi coperti (le cosiddette spuort), porta a scoprire i luoghi più significativi e la storia che li ha resi unici.
Si incontra quasi subito “la pietra dello scandalo”, dove i debitori insolventi dovevano star seduti per un periodo proporzionale ai loro ammanchi, dimostrando a tutti, con questa umiliazione, l’origine illecita delle proprie fortune o l’entità del proprio fallimento.
Mentirei affermando di aver ultimato il percorso: chi mi conosce sa che salite del genere mi procurano un blocco mentale prima ancora che fisico.
Qualche centinaio di metri, solo per rendermi conto di quanta bellezza mi fosse preclusa, e subito sono tornata in macchina. Il centro storico è completamente pedonale, ma c’è una bella strada panoramica che, aggirando dall’esterno il paese, porta comodamente nel punto più alto.
Da lì mi è stato possibile “scendere” ad ammirare il santuario di San Donato, dal bellissimo interno riccamente decorato.
Stremata, mi sono addormentata come una bambina appena ho ritrovato il conforto dell’automobile.
Quando ho riaperto gli occhi, eravamo già a L’Aquila.