SAN VITTORINO A CITTADUCALE (RI): LA CHIESA CHE SI INABISSA

San Vittorino (RI) sulla Salaria: l’anomalia che non ti aspetti.

Ci sono passata avanti decine di volte.

Ci sono passata avanti piano piano, perché gli autovelox sulla Salaria non perdonano.

Ci sono passata e ripassata, coi sensi vigili in attesa di Cotilia e della porchetta di Crosti.

E non ho mai notato un rudere fra tanti, proprio sulla strada, che sembrerebbe una chiesuola qualsiasi ed è un unicum mozzafiato.

Parlo della chiesa di San Vittorino, che, nel 1600, un vescovo volle con tutte le sue forze proprio lì, dove fu martirizzato il santo, lì, dove una cappelletta già ricordava la sacralità del luogo.

E la volle costruita con grande sfarzo, quasi a riappropriarsi di un territorio pagano, in cui si favoleggiava di Ninfe e smottamenti, di rumori inspiegabili, di acque risorgive che subito spariscono per zampillare di nuovo poco più in là.

A San Vittorino come a Lilliput

San Vittorino: l’interno

Fu una scommessa, una scommessa persa.

Quattro secoli dopo la prima pietra, San Vittorino esiste a metà.

La metà superiore.

Il pavimento, le porte sono franate giù, sottoterra,.

A sancire la definitiva vittoria della natura sull’uomo,una polla di acqua purissima sgorga oggi sull’uscio.

L’effetto, a prima vista, è paradossale.

Tutta storta, come una torre di Pisa che ha osato troppo, la chiesa di San Vittorino ti fa sentire un gigante.

Per scendere ti appoggi alla trabeazione, leggi l’epigrafe sul frontone senza alzare la testa, devi chinarti per entrare, approfittando di un asse sconnesso che ti permette di non bagnarti mentre accedi in questo luogo senza uguali.

Già, perché il tetto non c’è e delle colonne non trovi la base, come sempre capita durante gli scavi archeologici, bensì i capitelli e la curva degli archi.

L’effetto Gulliver è immediato e, in questa inedita mistione di arte e natura, sfuggite entrambe al controllo dell’uomo, scatta una emozione nuova, indefinibile, che sta a metà tra ammirazione e pietà.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com