La Scarzuola a Montegabbione (TR)

Created with Nokia Smart CamLa Scarzuola, città dei misteri.

Mura scolpite come formosi tronchi femminili, porte che paiono aprirsi e poi si serrano, un labirintico intreccio di teatri, un asserragliarsi di copie di edifici famosi che convivono in pochi metri quadri e, tutta intorno, una “selva oscura” di gran valore iniziatico che protegge e tutela il luogo.

Un solo abitante popola questa città: l’eccentrico Marco Solari, che ha ereditato dallo zio un luogo da favola e quel briciolo di follia che gli permette di abitarlo.

Come ho fatto a ignorarne l’esistenza, nonostante la mia passione per i viaggi e la relativa vicinanza rispetto a casa?

Come ha fatto un’opera così complessa e geniale a restare semioscura al mondo?

È un dato di fatto che nessuno dei miei conoscenti ne avesse mai sentito parlare prima che la nominassi io, a mia volta illuminata da una simpatica organizzatrice di eventi che ce l’ha presentata come una vera chicca.

Neppure un cartello stradale ci avvisa quando siamo vicini, vicinissimi, contigui alla meta.

È sconvolgente: quando imbocchiamo la polverosa strada bianca che ci porterà alla Scarzuola, l’unica indicazione concerne l’antica, omonima chiesa costruita in onore di San Francesco, che, ritiratosi a meditare fra i boschi di Montegabbione, rinvenne miracolosamente una polla d’acqua per dissetarsi.Created with Nokia Smart Cam

Già la misticità del luogo varrebbe il viaggio: qui san Francesco cominciò a levitare, qui spesse volte fu a contatto con la divinità. La chiesa è un gioiello e i suoi affreschi, insoliti per tematiche e stile, suscitano profonde riflessioni; ma non è questo il punto focale della gita.

Il turista che si appropinqua alla visita non sa che sta per immettersi in un mondo nuovo, a metà strada fra esoterismo e follia, fra fantasia e realtà.

Tra le colline umbre, un architetto ricchissimo e visionario, Tomaso Buzzi, costruì infatti negli anni Sessanta una città ideale sulla falsariga di un libro controverso, l’Hypnerotomachia Polyphili.

Il risultato è all’insegna del “troppo”: troppo affastellati gli edifici, troppo arditi i simbolismi, troppo ondivago il percorso di accesso, troppo sopra le righe la spiegazione del Solari stesso, che dovrebbe far da Cicerone e si trasforma in guru, imponendo una sua originale visione del mondo che a me è parsa urticante, ma che ha riscosso consensi e applausi inspiegabili da parte di molti componenti del gruppo.

Il risultato è uno choc emotivo: non è un caso che nessuno dei resoconti che ho trovato su internet ( men che meno il mio, per quanto lo abbia limato, riscritto, edulcorato), dà minimamente l’idea del guazzabuglio di idee e del frullato di immagini che si susseguono rapidamente nelle due ore di visita in un posto sempre in bilico fra kitsch e genialità, fra profondità e pazzia.

L’unica cosa da fare è telefonare al Solari (se risponde), fissare un appuntamento, presentarsi dopo aver bevuto ettolitri di camomilla per resistere alle provocazioni dello stranissimo anfitrione, visitare uno dei luoghi più insoliti d’Italia ed uscirne sconvolti come è successo a noi.

Se hai gradito quel che hai letto, regalami un sorriso cliccando “mi piace” sulla mia pagina Facebook.

Nella pagina “I luoghi che ho visto” troverai tutti i luoghi che ho raccontato sul blog.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com