Solo bagaglio a mano di Gabriele Romagnoli (10/16)

RomagnoliSolo bagaglio a mano: si va più leggeri senza zavorre.
E se questo assioma vale per ogni gita, a maggior ragione vale per quel lungo viaggio che è la nostra vita.
Lo sa bene Gabriele Romagnoli, che applica questo principio anche nello stile e scrive un volumetto snello e piacevolissimo, in cui ogni parola e ogni aneddoto hanno senso e rilevanza.
E’ una lettura illuminante, che aiuta a spezzare le catene e a smantellare i muri con cui imprigioniamo la nostra esistenza.
Solo bagaglio a mano nella nostra vita, dunque: amici veri, ricordi scolpiti nella memoria e non abbandonati fra gli appunti di un taccuino che non rileggiamo neanche più, esperienze ed emozioni a sostituire borse, scarpe e vestiti.
“Dimmi, vuoi davvero lavorare di più e guadagnare di più per procurarti un garage più grande, un fegato più grosso e, alla fine un funerale più costoso?”, domanda Gabriele Romagnoli.
E snocciola dati allarmanti: “Hanno intervistato cento uomini vissuti fino all’età di ottant’anni. In media, così hanno speso la propria esistenza: 23 anni a dormire, 20 a lavorare, 6 a mangiare, 5 a bere e a fumare, altri 5 aspettando un appuntamento, 4 a pensare, 228 giorni a lavarsi la faccia e i denti, 26 giocando con i figli, 18 a farsi il nodo alla cravatta. E, da ultimo, 46 ore di felicità“. e statistiche si riferiscono alla Corea del Sud, cioè alla nazione che detiene il non invidiabile record mondiale di suicidi. in Italia ce la passiamo un po’ meglio, grazie al cielo.
Eppure, leggendo Solo bagaglio a mano, si fa granitica la volontà di ribaltare questi dati, colorando i nostri giorni senza mai sacrificare l’oggi per il domani. Prima conseguenza della lettura, oggi, è stato l’abbandono dell’autostrada che sempre percorro per tornare a casa uscendo dal lavoro. Non avevo ragioni per correre via da me. Meglio ispezionare quella fantastica strada fra i boschi che da Collebrincioni passa per Aragno e arriva a Camarda in uno scenario da Far West che mi ha dimostrato quanto l’esotico, certe volte, sia a pochi metri dalle vie troppo battute.
In mente, avevo una delle immagini potentissime di Solo bagaglio a mano: l’idea delle agende regalate gratuitamente a inizio anno dalle banche (o, nel caso nostro, dai rappresentanti di libri) che rimangono ad occupare spazio sullo scaffale, intonse, fogli bianchi di vita non vissuta, totem contemporaneamente della follia dell’accumulo e della dissipazione della vita.
Una lezione dura per me, che vengo dalla scuola tutta abruzzese della tesaurizzazione di ogni oggetto.
Una lezione dura, sì, quella di Solo bagaglio a mano. Una lezione dura, ma voglio impararla.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com