La trattoria Santa Maria della Neve di Castelli (TE)

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Vagavamo per strade incerte di ritorno da Arsita, in una zona a noi ignota del teramano.

Il navigatore, che ci aveva condotto all’andata attraverso mulattiere e vie improbabili, era spento per protesta (sappiamo sbagliare da soli, senza che una pedante voce femminile registrata ci consigli di girare a destra quando a destra non si vede altro che un sentiero battuto).

Non un cartello, non un’insegna nella notte buia.

Nell’animo un solo pensiero: fame!

Ecco che, in risposta alla silenziosa preghiera di ognuno, si materializza ai nostri occhi increduli, in un punto imprecisato del comune di Castelli (TE) una trattoria ancora aperta, contigua alla chiesetta da cui prende il nome, santa Maria della Neve.

Nonostante l’ora tarda, una nidiata di bambini si rincorreva sul sagrato. Bambini insonni vuol dire genitori che si attardano e quindi, verosimilmente, cucina aperta.

Cinque minuti dopo, eravamo seduti attorno a un tavolo, riscaldati da un provvidenziale camino, in attesa di “quel che c’è”, come da ambigua promessa dei gestori.

C’erano gli antipasti, per fortuna.Created with Nokia Smart Cam

I pomodori verdi su cui convergeva avevano tre meriti: davano un tocco di colore ad un piatto per il resto rosso di insaccati, regalavano al palato un gusto sfizioso difficilmente dimenticato, lasciavano in eredità al piatto un ottimo olietto per condire i salumi di montagna, che, grazie anche a questa unione, ci sono parsi ottimi.

Standing ovation per il prosciutto, affettato spesso, salato il giusto, squisito.

C’erano diversi primi, ma, di comune accordo, abbiamo optato per la chitarra in bianco con funghi e macinato. È stato divertente ascoltare gli amici sfoggiare il loro fresco attestato da micologi identificando uno per uno i pioppini e tutte le altre tipologie. Per me hanno tutti la stessa forma e il medesimo colore e non differiscono al gusto (selvatico, forte, genuino), ma mi piacerebbe imparare le mille sfumature attraverso cui i funghi sanno insaporire qualunque piatto.

Nell’insieme era un piatto armonioso, grazie anche al macinato, per una volta non annegato nella salsa di pomodoro, e alla chitarra fatta in casa, più sottile di quel che usiamo noi (ma anche, duole ammetterlo, più gustosa).

Created with Nokia Smart CamC’erano anche gli arrosticini, “solo trenta, però”, come si sono schermiti i proprietari.Created with Nokia Smart Cam

Decisamente si è guadagnato in qualità quel che si è perso in quantità: i tocchi di pecora, più ampi e morbidi di quelli aquilani, erano cotti a puntino e trasudavano di quel grasso intrinseco che la cottura alla brace svela in maniera divina.

Torneremo a mangiarne ancora, anche perché il conto, 20 euro a testa nonostante l’ora e l’aspetto da forestieri, è pesante incentivo per replicare l’esperienza.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com