Incontro con Ulderico Pesce

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Ulderico Pesce, Gianfranco ed io

La voce di Ulderico Pesce ci colpì dall’alto di un calanco.

Era una bella voce maschia che, per sospiri, pause, accenti, modulazioni, si adattava talmente bene al personaggio, la madre di Rocco Scotellaro messa di fronte alla morte del figlio, che solo al termine del pezzo abbiamo realizzato che a incarnare così bene i palpiti e le emozioni muliebri era stato un uomo.

In serata risentimmo quella voce al bar di Aliano, in un tavolo vicino: il tono era sereno, le battute fulminanti. Con lui c’era Rocco Papaleo, con il quale volemmo una fotografia. Ulderico Pesce, che quanto ad abilità drammaturgiche non ha nulla da invidiare al suo amico più famoso, di cui è meno noto solo perché il teatro civile è ancora un genere di nicchia, fu un complice perfetto di Papaleo e nostro.

Nostro, cioè di fan sconosciuti.

La stessa disinvolta giovialità l’abbiamo riscontrata a Roma. Già in partenza, ci aveva stupito ed entusiasmato il fatto che, ad un post di Gianfranco che lo taggava ricordando al resto del gruppo gli orari di partenza per assistere al suo spettacolare “Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia”, rispose non solo con un like, ma anche con un invito ad attenderlo dopo lo spettacolo per salutarci.

Salutare noi, cioè fan ormai semisconosciuti.

Dopo i dieci minuti di applausi che hanno salutato la fine dello spettacolo, Ulderico Pesce non è corso in camerino a cambiarsi, ma è rimasto sulla scena a testimoniare, da privato cittadino, quei valori che aveva messo in scena incarnando mirabilmente il suo personaggio.

Per lui l’arte deve mescolarsi alla vita. La passione teatrale si fonde con quella civile e gli spettacoli a cui dà vita sono sempre il trampolino di lancio per sensibilizzare l’opinione pubblica alle problematiche agite sulla scena.

Date uno sguardo alle petizioni da lui proposte nel suo sito personale: Ulderico Pesce (lo chiamo così, nome attaccato al cognome, privato e pubblico fusi e armonizzati insieme) non solo sa identificare i problemi, smantellando le retoriche e gli infingimenti che le celano, ma sa anche proporre soluzioni in un’epoca in cui tutti si lamentano, ma nessuno osa agire in prima persona.

Incredibilmente rispettoso delle opinioni altrui, capace di esser lui, sul palco, ad ascoltare la platea quando i riflettori si spengono e lui può spogliarsi dei panni del suo personaggio, crea fra i suoi fan un sodalizio tale che, anche quando va via, si resta a chiacchierar di lui.

Quando ci siamo avvicinati per complimentarci, ci ha sorpreso chiamandoci per nome.

Ora siamo sempre più fan e sempre meno sconosciuti.

Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com