Nell’Italia migliore di sempre scoppiava la voglia di divertimento e trasgressione e le città costiere cominciavano a specializzarsi nell’accoglienza dei tanti italiani che si scoprivano bagnanti di giorno, turisti di sera.
A Senigallia, molto apprezzata da sempre per la sua ampia spiaggia sabbiosa (a differenza della vicina Marotta, che oppone al mare una piana di sassi), questo desiderio virtuale di colonizzare il mare si era materializzato qualche anno prima, nel 1933, quando oltre la battigia fu creata una struttura circolare, penisola fra le onde, per ospitare balli e spettacoli.
Mai, prima di allora, si era spinta sul mare una propaggine di divertimenti senza alcun ruolo alieutico né industriale.
Ancora oggi Senigallia si bea della sua bella rotonda sul mare, dalla suggestiva forma a conchiglia, che allude a Venere e sembra promettere amore e felicità.
Ne perimetra i contorni un edificio in vetro, che ospita i principali eventi di Senigallia.
L’averla trovata chiusa l’8 dicembre non ci ha impedito di scavalcare le barriere per un pellegrinaggio laico alle origini della nostra concezione di vita, sentendomi così un’eroina dello spendido romanzo di Edoardo Nesi, L’estate infinita, che di quegli anni tratteggia un ritratto formidabile.
Mi riprometto di tornare sulla rotonda sul mare di Senigallia per il Summer Jamboree, un tuffo nell’America degli anni Quaranta che si rinnova ogni estate.
Sulla scorta della sua rotonda sul mare, Senigallia ha organizzato un magnifico spazio aperto, che si estende dalla ferrovia alla spiaggia seguendo sinuose linee curve. Ai margini, fanno bella mostra di sè alberghi di storica tradizione: la bianca Terrazza Marconi, l’hotel Cristallo e di lì, inoltrandosi, altri monumentali palazzi che arricchiscono la zona moderna di Senigallia.
Una bella fontana a getto, nella rotonda stradale speculare a quella sul mare, movimenta tutto l’insieme e sprigiona energia e voglia di vivere anche nel freddo di una domenica d’inverno.
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