Il ristorante Villa degli Archi a L’Aquila

WP_20150706_001Il Ristorante Villa degli Archi di L’Aquila non è conosciuto quanto dovrebbe.

La posizione, pur amena, forse non lo aiuta

Roio Poggio, infatti, è zona di passaggio, non meta delle scampagnate fuori porta aquilane: troppo lontano dall’università per ingolosire gli studenti, troppo lontano dalla città per attrarre i lavoratori in pausa pranzo.

Se si aggiunge che il locale è un po’ retroflesso rispetto alla strada e molto più rustico di quel che il nome parrebbe suggerire, si spiega come mai, nonostante i quarantasette anni di attività del Ristorante Villa degli Archi, io sia stata colta di sorpresa dal volantino che l’amico Gianfranco mi ha inoltrato via WhatsApp.

Due sono stati i fattori seducenti che mi hanno spinto a condividere la scoperta con la mia comarella: il prezzo (10 euro per primo, secondo, contorno e bevande) e la genuinità del menu.

In particolare mi ha stuzzicato l’idea delle fettuccine con lardo e cacio.

Per fortuna oggi non c’erano (la proprietaria ammassa su ordinazione): le avrei assaggiate nonostante le temperature africane di questo inizio di luglio.

Abbiamo ripiegato sulla tradizione: amatriciana per me, carbonara per lei.

L’abbondantissima porzione a primo sguardo non mi ha convinto: vedevo poca pancetta senza accorgermi che alla base del piatto ce n’era a volontà, e di primissima qualità.

Forchettata dopo forchettata, emergeva sempre più puro il sapore buonissimo della specialità di Amatrice. La cottura perfetta e il condimento abbondante sono stati serio incentivo a mangiare tutto nonostante avessi potuto tranquillamente proclamarmi sazia a piatto ancora mezzo pieno.

Stessa impressione iniziale e stessa soddisfazione finale hanno caratterizzato anche l’approccio della comarella con la carbonara.

La cotoletta, poi, ci ha stupito.

La cotoletta
La cotoletta

Occupava, senza esagerazione, tutto il piatto.

La proprietaria ci ha rassicurato: la fettina era molto più piccola, ma a furia di batterla per eliminare nervicchi e di imbibirla d’uovo per far aderire il pan grattato ha raggiunto l’ampiezza che stavamo ammirando. Nessun problema in caso di resa: i gatti di famiglia si sarebbero volentieri sostituiti a noi.

Per me quella cotoletta ha assunto un sapore familiare, quello delle piccole delizie casalinghe che a casa, per mancanza di fantasia più che di tempo, non riproduco mai.

Di fronte a tanta carne, le patatine, pur buone, sono restate nel piattino, quasi totalmente ignorate.

Il conto non ci ha riservato nessuna sorpresa.WP_20150708_010

Così sarebbe dovuto finire questo post.

Un attimo prima di pubblicarlo, però, Marco mi ha stoppato: “Aspetta che ci vada anche io! Se si diffonde la voce che a Villa degli Archi si mangia così bene e così a buon mercato, rischiamo di non trovare posto le prossime volte!”.

Per me, lo sapete, ogni scusa è buona per far baldoria, quindi, fingendo di considerare condivisibili le sue remore (a loro volta assai pretestuose), mi sono proposta come accompagnatrice, prenotando per tempo, stavolta, le fettuccine con lardo e cacio.

Il risultato?

Qualcuno (Mao Tse Tung?) disse una volta che un’immagine vale più di mille parole…

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com