Zio Petros e la congettura di Goldbach di Apostolos Doxiadis (40/1001)

Zio Petros e la congettura di Goldbach di Apostolos Doxiadis è un romanzo sulle passioni.
Leggendolo ci si ritrova, senza averlo preventivato, nella mente di un genio.
Non è un bel posto; è il regno delle ossessioni monomaniacali, dei pensieri ricorsivi, dell’asocialità e del solipsismo.
L’oggetto di ogni attenzione, il fine di ogni pensiero parrebbe la matematica (nel caso di zio Petros la dimostrazione della congettura di Goldbach); ed invece si tratta solo di un tramite.
La matematica non è che una scusa, che sublima un’ambizione senza tempo e senza contenuto: essere i primi.
Essere i primi in un mondo che non ammette graduatorie di merito.
Essere i primi pur lavorando in equipe, fra rispetto ed invidia per i colleghi meglio dotati.
Essere i primi e bruciare le proprie sinapsi mentre il talento si ischeletrisce.
Già, perchè le più grandi scoperte matematiche sono state attribuite sempre ad uomini che non avevano raggiunto i quaranta anni e tuttavia nessuna di loro ha potuto prescindere da un poderoso arsenale di conoscenze e studi.
In pratica gli anni della creatività sono pochi e non sono sereni.
Si è in gara con se stessi e con il proprio team, con il tempo che scorre e le convinzioni che si atrofizzano, con il sospetto di aver imboccato un labirinto senza uscita, di star cavalcando il cavallo sbagliato, di aver dedicato la vita a concetti indimostrabili.
Petros Papachristos non è mai esistito. Se tuttavia fosse nato da lombi umani e non dalla fantasia di Apostolos Doxiadis non avrebbe comunque lasciato traccia di sé perché il talento, per quanto generoso, se non è supportato da una buona dose di fortuna non basta.
Zio Petros e la congettura di Goldbach è strutturato come il racconto di un nipote i cui studi “sono stati piuttosto esigui, come bagnare i piedi sule rive dello sterminato oceano della matematica“.
Per questo, anche il lettore per cui la congettura di Goldbach “è del 100% a di sopra della sua comprensione” amerà questo libro che denuda non tanto i pensieri del matematico quanto le contraddizioni dell’essere umano.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com