Pizzo Calabro (VV): il borgo, la chiesetta di Piedigrotta, il tartufo

Pizzo Calabro è tonno ed è gelato. È mare cristallino e spiaggia bianca. È grotta ed è castello. È, in sintesi, luogo sinestetico per eccellenza.

Le fotografie, croce e delizia di questi tempi, cibano solo la vista:.

Posso mostrarvi, certo, le spiaggette bianche della costa frastagliata, il mare terso dai colori cangianti, le statue scavate nella grotta, le sinuose volumetrie dei gelati. Avrei saputo documentarvi il fascino della notte nei cortili e nelle piazzette del borgo antico, che sovrasta, caso raro, il castello dove morì Murat, ma il flash del cellulare ha perso la sua battaglia con lo scudo delle tenebre.

I sapori di Pizzo Calabro

Le immagini, però, non rendono conto del sapore dei gelati, tra i più buoni di sempre, che sono arrivati come acqua nel palato desertificato dal caldo.

A Glacia, gelateria artigianale divina, è stato impossibile decidere se fosse preferibile il tartufo, che a Pizzo nasce e che ha una consistenza introvabile altrove,o il gelato tout court, meno caratteristico, ma più fresco, più vario. Da Enrico, però, altra gelateria immensa per offerta e per qualità, l’inconscio ha scelto per noi una grande coppa di gelato alla frutta e non il pur godurioso tartufo.

Per i buongustai, poi, Pizzo Calabro è sineddoche di Callipo, il tonno delle meraviglie.

Potevamo esimerci dal visitare lo spaccio aziendale e lasciarci tre buoni bigliettoni rossi? Nelle intenzioni, la scorta conteneva anche regalini per parenti e amici, ma all’assaggio, a casa, abbiamo drasticamente ridotto a nostro vantaggio il numero dei beneficiari.

La chiesetta di Piedigrotta a Pizzo Calabro

Pizzo, però, sfugge alla diarchia mare-cibo che governa spesso i paesi in Calabria. Ha infatti un luogo unico al mondo: la chiesetta di Piedigrotta, proprio a 50 metri dal nostro BB Domus Piedigrotta. Si scende verso il mare attraverso un sentiero di cemento e scalini, si arriva in spiaggia, si contempla il mare, ci si volta alla statua della Madonnina che accoglie il rientro dei marinai, si raggiunge la biglietteria convinti di sapere bene che cosa aspettarci.

La storia, a tutti nota, parla di una tempesta, di marinai impietriti dalla paura che pregano la Madonna e sono graziati. Arrivati in spiaggia, vorrebbero edificare un luogo di culto, ma non c’è spazio lì, fra le acque e la roccia. Bisogna crearlo, scavando, allargando pertugi, addentrandosi in cunicoli e grotte. Lì viene in mente di lavorare le stalattiti e le asperità della roccia fino a dar loro la forma di santi in preghiera. Come Ulisse scolpì nell’ulivo il letto nuziale e attorno ad esso edificò la sua reggia, così le maestranze di Pizzo sagomarono nella nuda roccia le statue della loro Chiesetta, che nessun museo potrà dislocare e pretendere per sé.

Se vuoi vederle, e ne vale davvero la pena, devi arrivare a Pizzo.

Sono timide, le statue della Chiesetta di Piedigrotta, non si svelano subito.

Entrare nel buio della grotta dopo tanta luce acceca.

L’umidità si concretizza addosso in forma di sudore.

Quando però il corpo si abitua alle nuove consistenze, l’animo si immerge in un mondo ineffabile di arte e fede da cui riesce cambiato.

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Pubblicato da Benedetta Colella

Sono Benedetta, quarantenne aquilana innamorata del mondo. Per contatti e collaborazioni, potete scrivermi a benedettacolella(at)gmail.com