Più o meno in tutto Abruzzo si sa che al venerdì (e, ho appena scoperto, anche il sabato e la domenica a pranzo) qui si mangia baccalà.
Non immaginatevi ora una ristorazione da mille fotogenici bocconcini, come si usa oggi.
Il ristorante Luisetta è posto di sostanza, con formula fissa e, oserei chiosare, arredamento immutato da ventidue anni.
Si tratta dell’un, due, tre: un antipasto (anche se non manca un prelibato bocconcino di carpaccio a impreziosire il tutto), due primi e tre secondi, con quantità inversamente proporzionali alla varietà.
Contorni: non pervenuti.
Dolcino: solo su richiesta.
Prezzo fisso: 35 euro.
Non sono sapori ricercati.
Qualunque brava casalinga, compresa me, che non sono né brava né troppo incline ai lavori domestici, saprebbe ricreare la maggior parte delle portate.
Il segreto del ristorante Luisetta sta nella varietà.
La cena si è aperta con un quantitativo esagerato di baccalà e fagioli cannellini, servito freddo, piuttosto stopposo, incomparabile con il leggerissimo carpaccio ben irrorato di limone offerto in assaggio.
Gli gnocchetti con sugo bianco di baccalà, quelli sì, sono stati buonissimi, soprattutto per l’uso sapiente delle spezie, che li ha resi vagamente piccanti senza perdere delicatezza.
Temevo un tracollo con le mezzemaniche al sugo, che invece per cottura e sapidità si sono confermate decisamente gustose.
Più ordinario mi è parso il baccalà in umido con grandi pezzi di patate lesse, in un insieme poco omogeneo anche se non sgradevole.
Nell’ultimo vassoio convivevano un arrosto piuttosto ordinario e una frittura per nulla oleosa, la cui pastella ingentiliva il sapore deciso del baccalà.
La sottile fetta di pizza dolce offerta a fine pasto non ha brillato per freschezza.
In consuntivo, non tornerei spontaneamente al ristorante Luisetta, ma non mi opporrò di certo se qualche amico lo proporrà.
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