Si trova nel nulla della periferia di Imola, in una casella fra mille del reticolato creato da campi e bivi, bivi e campi nella monotonia di una pianura sterminata.
Eppure il parcheggio era gremito di macchine e i clienti continuavano ad affluire nel locale quasi ipnotizzati dal buon odore di carne alla brace che si spandeva dal camino ai dintorni.
Io, però, avevo maggiormente voglia di rifocillarmi secondo la tradizione romagnola e così ho scelto polenta fritta e squacquerone come antipasto, abbondantissimo e davvero piacevole nel connubio fra la freschezza del formaggio e il croccante tepore della polenta tagliata a fette e dorata nell’olio.
Non ho praticamente sfiorato le due porzioni di carne alla brace di Marco e mamma, se non per un assaggio di deliziosa pancetta ben rosolata, accompagnata da un generoso spicchio della piadina servitaci al posto del pane.
L’aroma che si innalzava dai piatti era companatico sufficiente: del resto, le carni che piacevano agli dei erano proprio quelle che stimolavano l’olfatto prima e più del gusto.
Il prezzo, ben modico, è stato di 47 euro complessive: la Sterlina, infatti, svincola i suoi clienti dall’odioso balzello medioevale del coperto; questa piccola attenzione basta per sentirsi bene accolti e per ripromettersi di tornare ancora.
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